Si chiamavano Giuseppe Cicciù (52 anni) e Mario Di Cuonzo (59 anni), i due macchinisti che il presidente Mattarella ha correttamente definito due nuove vittime del lavoro”, deceduti giovedì mattina in seguito al deragliamento del Freccia Rossa Av 9595 Milano-Salerno.

Il treno, partito dalla stazione di Milano alle 5:10, viaggiava a circa 290 km/h quando, nei pressi di Lodi - per l'esattezza a Ospedaletto Lodigiano - la motrice in testa al convoglio è letteralmente uscita dai binari, finendo contro un mezzo - forse un carrello - che si trovava sul binario parallelo, per poi terminare la sua corsa contro una palazzina delle ferrovie. I corpi dei due macchinisti sono stati recuperati ad alcune centinaia di metri dal luogo dell'impatto

Le altre carrozze hanno proseguito la corsa, la seconda si è ribaltata e il convoglio si è fermato ad un chilometro dal luogo del deragliamento. 


Ancora oscura la dinamica dell'incidente, in cui sono rimasti feriti anche i 28 passeggeri e gli altri tre ferrovieri che in quel momento stavano viaggiando sul Freccia Rossa. Nessuno è in pericolo di vita.

A seguito dell'incidente vi sono state ripercussioni su gran parte della linea ferroviaria nazionale con ritardi e cancellazioni.

Ieri alcuni lavori sarebbero stati effettuati nei pressi del luogo in cui è avvenuto il deragliamento. Una zona, quella al confine tra Emilia e Lombardia, non molto fortunata per il traffico ferroviario. Infatti, non distante dal luogo del disastro odierno, 23 anni fa - alle 13:26 del 12 gennaio 1997 -  il Pendolino ETR 460 numero 29 deragliò nei pressi di Piacenza provocando la morte di 8 passeggeri ed il ferimento di altri 36, a causa dell'eccessiva velocità in una curva. Quella di allora era però la "vecchia" linea ferroviaria, mentre quella attuale è la nuova realizzata per l'alta velocità.