Martedì, gli Stati Uniti hanno introdotto nuovi dazi del 25% sulle importazioni provenienti da Messico e Canada, mentre quelli sui prodotti cinesi sono stati raddoppiati al 20%... in attesa dei dazi che tra un mese colpiranno anche l'Europa.

Le misure, entrate in vigore alla mezzanotte del 4 marzo, segnano l'inizio di una nuova escalation nelle guerre commerciali avviate da Donald Trump. È di circa 2,2 trilioni di dollari l'anno il valore degli scambi commerciali  tra Stati Uniti, Cina, Messico e Canada. I nuovi dazi non potranno non influenzare negativamente i rapporti di scambio di quei Paesi, rallentando la crescita economica globale con un conseguente aumento dei prezzi anche per i consumatori americani, gli stessi che avevano votato Trump per un cambiamento, provati da anni di inflazione elevata sotto l'amministrazione Biden.

La Cina ha reagito immediatamente, annunciando un aumento delle tariffe doganali del 10-15% su alcune importazioni statunitensi a partire dal 10 marzo, insieme a nuove restrizioni all'export per aziende americane. Pechino ha anche presentato un reclamo all'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), definendo i dazi una violazione delle regole del commercio globale.

Il premier canadese Justin Trudeau ha annunciato nuovi dazi del 25% su 20,7 miliardi di dollari di beni americani, tra cui succo d'arancia, burro di arachidi, vino e caffè. Trudeau ha poi avvertito che, se le tariffe di Trump non verranno ritirate entro 21 giorni, Ottawa imporrà ulteriori dazi su 125 miliardi di dollari di importazioni, colpendo settori come automotive, acciaio e agricoltura.

"Queste tariffe interrompono una relazione commerciale incredibilmente proficua", ha dichiarato Trudeau, sottolineando come la decisione di Trump violi l'accordo di libero scambio tra Stati Uniti, Messico e Canada (USMCA), oltretutto firmato dall'attuale presidente nel suo primo mandato.

Anche il Messico non rimarrà a guardare. La presidente Claudia Sheinbaum ha definito i dazi "ingiustificati", anticipando una risposta che sarà presentata durante un evento pubblico previsto per domenica in piazza della Costituzione, nel cuore di Città del Messico.

L'annuncio dei dazi ha avuto anche un impatto immediato sui mercati finanziari. Wall Street ha registrato un secondo giorno di perdite, con il Nasdaq Composite in calo di oltre il 10% rispetto al suo massimo storico di dicembre. Settori sensibili come automotive, edilizia e retail hanno subito i colpi più duri, mentre le valute di Canada e Messico, dollaro canadese e peso, si sono indebolite rispetto al dollaro statunitense.

In Asia ed Europa, i mercati azionari hanno seguito la stessa tendenza, spingendo i rendimenti dei titoli del Tesoro USA a 10 anni – considerati un rifugio sicuro – al minimo da ottobre.

Secondo gli esperti, negli Stati Uniti i prezzi di prodotti stagionali come gli avocado aumenteranno già nei prossimi giorni. Lo stesso per i prodotti HiTech - come smartphone, laptop e console - made in China che, terminate le scorte, tra un mese subirannoi primi rincari.

Per la Cina i nuovi dazi al 20%, risultato di un 10% aggiuntivo al 10% introdotto da Trump il 4 febbraio che si è sommato alle misure punitive già introdotte nel suo primo mandato, colpiscono circa 370 miliardi di dollari di importazioni. Pechino ha risposto agli aumenti prendendo di mira i prodotti agricoli come carne, cereali e latticini, oltre a imporre restrizioni su 25 aziende USA per motivi di sicurezza nazionale.

Questo scontro commerciale ricorda le guerre tariffarie del passato, che costarono agli agricoltori americani la perdita di 27 miliardi di dollari nelle esportazioni, favorendo concorrenti come il Brasile.

L'economia nordamericana, fortemente integrata grazie a catene di approvvigionamento transfrontaliere, rischia di subire conseguenze gravi. I dati preliminari della Federal Reserve Bank di Atlanta indicano una contrazione del PIL statunitense del 2,8% nel primo trimestre del 2025.

Trump, in campagna elettorale, aveva promesso di ridurre il costo della vita per gli americani, ma i nuovi dazi fanno ritenere che la strada intrapresa dalla sua amministrazione va in senso diametralmente opposto. Gli aumenti riguarderanno non solo lo sciroppo d'acero (dal Canada), ma anche le automobili fabbricate in America a causa della componentistica che va e viene tra il Canada e il Messico, per non parlare del carburante. La benzina raffinata negli Stati Uniti ha bisogno del greggio canadese, per una sua specifica peculiarità: con l'aumento dei dazi, aumenterà anche il prezzo della benzina. Anche le abitazioni, a causa dei dazi sul legname proveniente dal Canada subiranno aumenti non di poco conto, poiché negli Stati Uniti si fa largo uso di legno per tirar su le case.

Adesso, sarà interessante vedere gli effetti "dell'ondata di ritorno", il momento in cui l'aumento dei prezzi negli Stati Uniti investirà i fanatici che hanno votato Trump e che inizieranno a calcolare nei loro portafogli le conseguenze della rinnovata grandeur a stelle e strisce promessa dall'attuale inquilino della Casa Bianca. che finora, più che un presidente, sembra essere la trasposizione nella realtà di Alfred E. Neuman, il ragazzo copertina di MAD!