Ormai è un fatto acclarato: “…dacci la nostra povertà quotidiana”.

Non c’è giorno che passi che una, o più, delle innumerevoli trasmissioni televisive che trattano del vivere quotidiano degli italiani non parli di quanto siamo poveri. “I nuovi poveri” è il titolo di una puntata, un po’ come i bollettini di guerra trasmessi tutti i giorni per la durata della Seconda Guerra Mondiale, in cui si aggiorna il numero di coloro che varcano la soglia passando nella categoria “povertà”.

Ma per fortuna, ospite della trasmissione televisiva c’era il responsabile di un’associazione che ha spiegato uno dei modi per combattere la povertà che ci sta affliggendo: se telefonate con il cellulare donate due euro, con il fisso, invece, si donano cinque o dieci euro: se non altro è prevista la scelta.

Bla bla bla, e continuamente è la stessa storia: le famiglie al di sotto della soglia della povertà, stipendi da circa ottocento euro mensili, pensioni sociali da 3-500 euro e via dicendo. Ma il fondo non c’è: la maggior parte delle persone pensa di aver toccato il fondo: ma quale fondo? Il fondo di solidarietà che non esiste.

Ma il fatto più bestiale, è ascoltare che moltissimi pensionati si rivolgono al loro medico – visto che non si paga – per i malanni cui sono affetti; ma poi, una volta usciti dall’ambulatorio con qualche ricetta in mano dove sono prescritte le medicine da assumere, le ricette vanno a finire nei bidoni della spazzatura. Come perché? sta povera gente non ha il denaro per comprare le medicine.

Qualcuno nella trasmissione ha affermato che con sette miliardi di euro si debella la povertà, ma il governo ne ha messi un miliardo e mezzo. E il resto?

Solo per fare due esempi, altrimenti si dovrebbe scrivere una seconda Bibbia, diamo due numeri: 180 miliardi di evasione fiscale all’anno (che si fa?), stipendi e affini dei politici di cui si parla solo in campagna elettorale (che si fa?).

Gentiloni! Datti una smossa o vattene a casa.

Magistrati! Datevi una smossa, che qui si affonda.

Italiani! La speranza è l’ultima a morire. Ma, anche, chi vive sperando muore…