Il brano dell’artista sugli stores digitali e nelle radio

“Badwords” è il nuovo singolo dell’eclettica artista e cantautrice Leona, sui principali stores digitali e dal 16 febbraio sulle radio in promozione nazionale. Produzione impeccabile dagli arrangiamenti attuali, di tendenza, che evidenziano la forte personalità dell’artista, figlia di una maturità artistica fuori dal comune. Melodie vincenti che entrano in testa sin dal primo ascolto, su cui scivola la voce di Leona, con una interpretazione autentica e sentita, ben strutturata. “Badwords” racchiude sonorità nuove che portano l'ascoltatore in un mondo alieno e cosmico nonché nuovo e affascinante per la stessa artista che tendenzialmente potrebbe ricordare un po' l'hyperpop. Già dal precedente singolo “On the track” se ne poteva percepire il cambiamento. Le liriche del brano mantengono un linguaggio diretto e non troppo complesso, le bad words sono quelle parole che feriscono durante un conflitto, così Leona racconta come gestisce i momenti di tensione, distaccandosi dalla situazione come meccanismo di difesa e rifugiandosi nella musica.

 

Ascolta il brano

 

Storia dell’artista

 Veronica Macrí in arte Leona 2.0, è un'artista della periferia torinese, classe 1993, che fin dall'età di 12 anni inizia a scrivere le sue prime canzonette dalla sua cameretta. Viene ispirata da artisti del pop mondiale come Madonna, Britney Spears, George Michael, Madonna, Pink ma principalmente l'artista di cui all'epoca si affeziona di più intensamente è Avril Lavigne. Così inizia a cantare un po' per divertimento un po' per passione, ma lo fa costantemente, talvolta in compagnia di una sua cara amica nei pomeriggi post scuola. Successivamente si avvicina ai primi corsi di canto e così ai primi studi di registrazione. Intraprende un periodo di partecipazioni a concorsi canori nel nord Italia.  Conosce prima della sua scomparsa Carlo Ubaldo Rossi, noto produttore che ha lavorato con vari artisti nazionali per Sanremo, così incide il suo primo singolo ad oggi introvabile, dal titolo “A volte ci penso”. La struttura della produzione viene realizzata cambiando i bpm di un floppy con all'interno le basi per karaoke, inserendolo nella sua pianola e tentando continuamente le modifiche. Così all'età di 15 anni, porta al produttore il progetto da comporre in prima fase in analogico e poi in digitale. Per anni continua a sperimentare nuovi pezzi e melodie finché riscopre il fascino per il rap,
inizia così il suo approccio a tematiche differenti. Prosegue il percorso del canto da autodidatta, continuando a frequentare vari studi di registrazione di Torino. Nell'arco degli anni costruisce il suo “studio” di registrazione in casa, iniziando prima a registrare nell'armadio, poi nella cantina/locale caldaia e infine trova la sua stabilità e il suo spazio nel suo laboratorio-studio ufficiale in cui attualmente continua a registrare nuovi pezzi sperimentando sonorità tendenti all'hyperpop.