Per chi ancora non lo avesse saputo, il ministero della Salute ha predisposto un Piano Nazionale per la Fertilità il cui scopo è riassunto nei seguenti punti:

1) Informare i cittadini sul ruolo della Fertilità nella loro vita, sulla sua durata e su come proteggerla evitando comportamenti che possono metterla a rischio.

2) Fornire assistenza sanitaria qualificata per difendere la Fertilità, promuovere interventi di prevenzione e diagnosi precoce al fine di curare le malattie dell'apparato riproduttivo e intervenire, ove possibile, per ripristinare la fertilità naturale.

3) Sviluppare nelle persone la conoscenza delle caratteristiche funzionali della loro fertilità per poterla usare scegliendo di avere un figlio consapevolmente ed autonomamente.

4) Operare un capovolgimento della mentalità corrente volto a rileggere la Fertilità come bisogno essenziale non solo della coppia ma dell’intera società,  promuovendo un rinnovamento culturale in tema di procreazione.

5) Celebrare questa rivoluzione culturale istituendo il "Fertility Day",  Giornata Nazionale di informazione e formazione sulla Fertilità, dove la parola d’ordine sarà scoprire il "Prestigio della Maternità".  

Quando e come i punti da 1 a 4 possano dirsi soddisfatti non è possibile saperlo. Invece, per quanto riguarda il punto 5, sarà il prossimo 22 settembre la data in cui l'Italia potrà "celebrare" il "Prestigio della Maternità".

 

Che cosa è in pratica. È una giornata istituita "per richiamare l’attenzione di tutta l’opinione pubblica sul tema della fertilità e della sua protezione, in particolare attraverso il coinvolgimento dei giovani, degli insegnanti, delle famiglie, dei medici, delle farmacie, degli ordini professionali, delle associazioni e società scientifiche e delle istituzioni locali".

A partire da tale data, almeno in base ai desideri del ministero, i contenuti del Fertility Day si dovranno poi sviluppare "nel Paese con un fil rouge che lo attraversa dal Nord al Sud coinvolgendo istituzioni e società".

 

Come si svolgerà. In quattro città italiane, Roma, Bologna, Catania e Padova saranno organizzate:

- Tavole rotonde con esperti della materia, operatori sanitari, rappresentanti degli ordini professionali, di società scientifiche e associazioni di pazienti, istituzioni locali e media in video collegamento tra di loro e in streaming live.

- Villaggi della Fertilità, dove esperti, associazioni, società scientifiche, offriranno alla popolazione consigli e screening, anche con degli spazi dedicati, uno per i bimbi denominato "Lo sai che" dove i più piccoli possono conoscere la fisiologia del corpo umano sotto la guida di tutor specializzati, l'altro dedicato ad adolescenti e famiglie, dove sarà allestita una mostra fotografica, predisposta dal Ministero della Salute, dove verranno rappresentate tutte le fasi della fertilità. La mostra sarà illustrata da un tutor con cui sarà possibile dialogare sul tema della salute riproduttiva.

L’evento coinvolgerà anche tutti i Comuni Italiani, attraverso l'Anci, e tutti gli interessati in numerose iniziative di sensibilizzazione e approfondimento: giovani, famiglie, medici, farmacisti, ordini professionali, associazioni e società scientifiche.

 

Dopo aver descritto l'iniziativa viene da chiedersi se il ministro della Salute Beatrice Lorenzin abbia valutato bene la necessità e l'opportunità di tale iniziativa.

Da tempo, ormai, si dovrebbe prevedere nelle scuole un'adeguata informazione su tutti gli aspetti di una corretta educazione sessuale, comprese tutte le problematiche relative ad una procreazione responsabile.

Quindi, perché una similie iniziativa? Forse perché, secondo lei, quella campagna può invogliare le famiglie italiane a fare figli? È questa risposta che non si riesce a trovare. Infatti, se l'Italia fosse un paese dove il benessere è diffuso e dove ai giovani sono concessi lavoro e possibilità di ogni tipo, la campagna del ministero potrebbe avere una sua logica: sensibilizzare la natalità messa a rischio dal diffuso benessere che fa percepire il neonato come una noia,  un problema, un impedimento  nel continuare a divertirsi e a "vivere" come si era fatto fino a poco tempo prima.

Ma è questo che accade in Italia? Forse negli anni '80 era così. Ma adesso, i giovani non trovano  lavoro, hanno difficoltà ad ottenere un mutuo, non possono affittare o comprarsi  casa, sono costretti a vivere con i genitori... sono in difficoltà nel trovare il modo per vivere insieme, figuriamoci poi se pensano di fare figli.

Ed in questo quadro generale, Beatrice Lorenzin vuol risolvere il problema con una campagna di sensibilizzazione sulla fertilità e sull'orologio biologico? C'è di che essere perplessi!

Ma, oltre a questo, il ministro della Salute sembra non ricordarsi della storia d'Italia. Infatti, la campagna, oltre all'assurdità e al provincialismo nell'usare per l'ennesima volta un termine inglese, non poteva non richiamare il fascismo e la politica fascista in relazione alla famiglia

Questa politica - come spiegato nel libro Le donne nel fascismo italiano - era sempre in rapporto con la “crisi demografica” e con l’emancipazione della donna, a cui il regime rispose con l’antifemminismo e l’autorità. Le attività delle donne dovettero essere adattate ai presunti interessi della nazione, in primo luogo l’aumento della popolazione, perché, secondo Mussolini, “la forza sta nel numero”. Giustificò questo obiettivo con il gran bisogno di manodopera a buon mercato e con l’importanza per l’espansione imperialista del regime. Per Mussolini, le donne dovevano "tenere in ordine la casa, vegliare sui figli e portare le corna".

Sua Eccellenza, il ministro Beatrice Lorenzin, ha dato vita ad un'iniziativa illogica e, dal punto di vista dei giovani, anche provocatoria, perché irridente, non tenendo conto della realtà in cui l'Italia li costringe a vivere.