Oggi, presso l'Auditorium Parco della Musica, si è tenuta a Roma l'assemblea annuale di Confindustria. Tra gli interventi degli oratori, quello che più di altri ha destato attenzione e fatto discutere è stato quello del ministro dello Sviluppo Calenda. Il suo doscorso, da parte di molti, è stato giudicato come una specie di manifesto politico, naturalmente di stampo liberista, una vera e propria prenotazione per una discesa in campo alle prossime elezioni.

Questi alcuni stralci tratti dal suo intervento, che ha trattato molti temi, non solo quelli di natura tecnica pertinenti al suo ministero.

"Nessun Paese quanto l’Italia ha dunque bisogno di un’Europa forte e coesa. Il nostro compito è spiegarlo ai cittadini, e non sarebbe impossibile se smettessimo di accarezzare l’antieuropeismo invece di combatterlo a viso aperto.
Contrapporre continuamente un’immaginaria quanto retorica Europa ideale ad un’Unione regolarmente descritta come grigia e tecnocratica contribuisce ad allontanare i cittadini. L’Europa che c’è è quella che abbiamo costruito anche noi, e se vogliamo cambiarla lo dobbiamo fare con più proposte, meno proteste e maggiore presenza nei luoghi dove si decide."

"Abbiamo parlato per un anno di riforme costituzionali mentre dopo il 4 dicembre l’argomento è sparito dal dibattito politico ma con esso non sono spariti i problemi.
Chi si opponeva al referendum prospettava una rapida soluzione, con diverse modalità, per gli stessi problemi, da presentare all’indomani del voto. Ovviamente non si è vista l’ombra di una proposta.
Eppure quei problemi rimangono e andranno prima o poi risolti. Penso in particolare alla necessità di definire una supremazia dello Stato sui veti delle autorità locali quando in ballo c’è un interesse strategico nazionale.
L’anno scorso usai l’esempio del TAP e degli ulivi. Ma quello che abbiamo visto accadere è andato oltre ogni previsione."

"Allo stesso modo dobbiamo procedere sulla strada delle privatizzazioni. Non è solo una questione di riduzione del debito. Mantenere il controllo pubblico aprendo il capitale al mercato si è dimostrata una buona soluzione per ENI, ENEL, LEONARDO, FINCANTIERI, TERNA e altre aziende che rappresentano oggi campioni nazionali capaci di sposare regole di mercato e interesse nazionale.
Al contrario quando la politica ha preteso di mantenere un controllo totale sulle aziende a livello nazionale, come a livello locale, i risultati mi sembrano decisamente meno lusinghieri. Ogni riferimento alla RAI è del tutto casuale."

"Come la penso sulle elezioni è noto: bisogna arrivarci nei tempi giusti, evitando l’esercizio provvisorio, dopo aver completato la ricapitalizzazione delle banche in difficoltà e con una legge elettorale che dia, non diciamo la certezza, ma la ragionevole probabilità della
formazione di un Governo riducendo la frammentazione del sistema politico.
Fino all’ultimo giorno utile dobbiamo poi continuare a lavorare con determinazione sull’agenda delle riforme, mantenendo una collaborazione forte, trasparente e leale tra partiti di maggioranza ed esecutivo."

"Lo spazio della discussione pubblica non è riservato ai politici di professione – lo dico con tutto il rispetto possibile - e non ne sono esclusi ne i cittadini ne i Ministri tecnici, qualsiasi cosa questa qualifica voglia indicare.
Io ed il Ministro Padoan ci stiamo ancora interrogando su questa definizione. Una volta possedere della tecnica era considerata una cosa positiva, oggi abbiamo capito che può essere anche un grande gap."

Questi sono solo alcuni dei passaggi del discorso - ben più ampio - pronunciato da Calenda. E come è facile intuire, alcune critiche - neppure tanto tra le righe - hanno riguardato non solo i partiti dell'opposizione, ma anche quello della maggioranza ed, indirettamente, il suo "proprietario".

Considerando la lettura politica che Matteo Renzi potrà dare a quanto accaduto, è chiaro che il governo Gentiloni è ai titoli di coda o, almeoo la presenza del ministro Calenda al suo interno.

Infatti, come può uno come Renzi farsi rubare la platea degli industriali, suo elettorato di riferimento, a pochi mesi dal voto delle politiche senza colpo ferire? D'altra parte, Matteo Renzi vive di questo.