A novembre dello scorso anno, ci fu una pausa nel conflitto a Gaza che durò una settimana. In quel breve lasso di tempo, Hamas rilasciò 110 prigionieri israeliani, mentre Israele rilasciò 240 prigionieri palestinesi.
Dopo una settimana la guerra riprese, con il governo di Tel Aviv che ribadiva la volontà di eliminare Hamas dalla Striscia di Gaza, mentre Hamas chiedeva il rilascio di tutti i suoi prigionieri politici.
Successivamente, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite furono presentate almeno tre risoluzioni per il cessate il fuoco, ma tutte e tre vennero respinte per il veto posto dagli Stati Uniti, con la motivazione che tali risoluzioni (per il cessate il fuoco) avrebbero reso complicate se non impossibili le trattative per un cessate il fuoco!
A inizio maggio di quest'anno, Hamas ha accettato la proposta di Qatar e Egitto che prevedeva il cessate il fuoco fino alla fine del conflitto, da raggiungere al termine delle tre fasi in cui l'accordo era stato formulato. Nell'accordo era previsto il rilascio di tutti gli ostaggi da raggiungere con il completo ritiro dell'IDF. Israele definì deludente tale proposta e un paio di giorni dopo iniziò l'invasione di Rafah.
Alla fine dello stesso mese di maggio, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, annunciò una nuova proposta per il cessate il fuoco, dichiarando che provenisse da Israele: la proposta era più o meno la stessa presentata un mese prima da Qatar e Egitto. Pertanto, Hamas non poteva non accettarla. Israele, stavolta, ne ha discusso i termini, trovando però ogni volta nuove scuse per respingerla, finché il 31 luglio non ha deciso di assassinare il capo negoziatore e leader di Hamas Ismail Haniyeh. Successivamente, Netanyahu ha preteso nuove condizioni che non facevano parte del piano: il controllo da parte dell'esercito israeliano della linea di confine tra Gaza ed Egitto e quello del corridoio Netzarim, una strada costruita dalle forze di occupazione che divide il nord dal sud di Gaza, creando in pratica una linea di confine all'interno della Striscia in cui i chekpoint dell'IDF controllerebbero gli sfollati che dal sud vorrebbero tornare a quel che rimane delle loro abitazioni nel nord. Inoltre, Israele pretende di poter continuare a combattere Hamas.
Questa è l'ultima proposta che gli Stati Uniti definiscono irrinunciabile e che soddisferebbe tutte le parti, quando invece si tratta di una riformulazione che stravolge ciò che gli stessi americani avevano presentato a fine maggio e che Hamas aveva accettato un mese e mezzo fa.
Adesso Blinken scorrazza in aereo per il Medio Oriente blaterando che questo accordo, che adesso definisce ponte, deve essere approvato da Hamas, che viene descritto come unico soggetto a non volere il cessate il fuoco.
Peccato per lui che, sia funzionari americani che israeliani, pur restando nell'anonimato, definiscano l'ultima proposta di accordo del tutto sbilanciata a favore di Israele ed impossibile da firmare da parte di Hamas. In ogni caso, sabato o domenica i mediatori dovrebbero incontrarsi al Cairo, dove oggi sarebbe giunta la delegazione israeliana.
Contemporaneamente, a Gaza, l'IDF prosegue con i suoi ormai quasi giornalieri ordini di evacuazione - l'ultimo riguarda diverse aree del governatorato di Khan Younis, nel sud della Striscia - accompagnati da nuove carneficine di civili, che vengono ormai da tempo digerite dall'opinione pubblica internazionale come normali, visto che ad essere maciullati dalle bombe sono palestinesi.
Nel nord, al confine con il Libano, Hezbollah e IDF continuano a scambiarsi reciproci attacchi a conferma di un conflitto che si è progressivamente intensificato dal 7 ottobre, ma che nessuno ancora vuole chiamare guerra.