E’ on line da poche ore “Chiamata dar Maestro”, nuovo video in cui il regista, attore e sceneggiatore romano Stefano Calvagna ha portato in scena un suo dialogo, avvenuto dopo un sogno, con l’indimenticabile Franco Califano, scomparso il 30 marzo di sette anni fa.

Girato con il figlio Niccolò, giovanissimo attore di successo e volto di fiction importanti come Rossella, Il Sistema, Sorelle e Scomparsa, “Chiamata dar Maestro” ha come obiettivo principale quello di infondere una speranza a tutti gli italiani che, in questo momento, stanno affrontando la battaglia contro il Coronavirus. Un punto di vista propiziatorio, oggi che i contagi stanno pian piano diminuendo.

A descrivere le sue sensazioni, nel presentare il nuovo lavoro, è stato lo stesso Stefano Calvagna: “Penso sia un video molto bello e toccante. L’altra notte ho sognato Franco Califano e mi ha dato degli input, dei segnali. Mi sono svegliato alle 4.20, ho incominciato a scrivere, come se mi dettasse tutto lui da su. Io facevo delle domande, sentivo che lui mi dava le risposte.

Ho girato 26 film, scritto sceneggiature a gogo ma avevo sempre dei momenti di riflessione. In questo caso no, la penna andava da sola, la mia mano continuava ad andare. Una cosa meravigliosa. Così è uscito fuori questo video, che ho girato con mio figlio Nicolò sul telefonino in mezz’ora. Anche perché, con questa situazione restrittiva, non potevamo utilizzare altri mezzi, se non quelli di sussistenza. A chi l’ha visto, questo video è piaciuto da morire, l’ho mandato anche a Vasco Rossi. Alcuni mi hanno detto che li ho fatti piangere.

Oggi è il 30 marzo. Ho sentito che Franco, in questa data, mi annunciava che finiva tutto, che l’Emergenza del Coronavirus stava passando. Guarda caso è il giorno dell’anniversario della sua morte. Franco è morto il 30 marzo 2013, oggi sono sette anni che non c’è più. Sembra che stia portando bene: i morti sono diminuiti, anche i contagi, quindi penso sia un video propiziatorio, positivo”.

Un messaggio bello, conclude Stefano, e “meglio di quelli che arrivano pubblicando solo necrologici e
facendo la gara dei morti”, come se godessero nel farlo.