"Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola". Una preghiera per tutti gli Eroi Italiani che hanno pagato con la vita la lotta contro la criminalità organizzata. Contro la mafia, sempre.

Quanto sopra è ciò che ha scritto Matteo Salvini (o chi per lui) sui suoi profili social per ricordare l'anniversario della strage di Capaci, l'attentato mafioso in cui rimasero uccisi il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Ci furono anche 23 feriti, fra i quali gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l'autista giudiziario Giuseppe Costanza. 

L'ipocrisia è caratteristica fondante di tutti i partiti politici e di coloro che li guidano, una caratteristica bipartisan che riguarda destra e sinistra. In pubblico, i politici dicono di essere contro questo e contro quello, invece, quando poi agiscono nell'ombra, si dimenticano delle belle promesse urlate in piazza, perché per fare politica dicono essere necessario sporcarsi le mani, memori della frase, passata alla storia, di Rino Formica: "la politica è sangue e merda".

Ed in questo senso, l'esempio di Matteo Salvini e del suo partito, la Lega, sebbene non sia l'unico è però uno dei più eclatanti, perché più sui social sbraitano di essere pro o contro qualcuno o qualcosa in base all'argomento trattato, quando nessuno li vede (o li legge) scelgono strade che fanno pensare l'esatto contrario.

Salvini e la Lega, sabato, hanno ricordato di essere contro la mafia. Non possiamo che esserne soddisfatti. Alziamo il velo, però, su ciò che Salvini e la Lega fanno quando non si mettono a sbraitare nelle piazze, reali o virtuali che siano.

Come avevo già scritto qualche tempo fa, un'inchiesta di Report ci ha fatto conoscere che la Lega di Salvini, dopo le ultime politiche, ha sistematicamente arruolato i collettori di voti calabresi, in passato alle "dipendenze" di Forza Italia... Collettori di voti in una regione dove la 'ndrangheta ha i propri feudi e dove il "do ut des" del voto di scambio serve a proteggerli e rafforzarli. Per un partito come la Lega che vuole spacciarsi come unico e vero rappresentante degli interessi del popolo, questo modo si agire non è un gran biglietto da visita.

E per conoscere come, anche di recente, la Lega di Salvini agisca in Calabria, prendo a prestito alcuni passaggi di un articolo di un giornale on line calabrese che si occupa di quello che accade nella regione, compresi gli intrecci politico-affaristici che la governano: Calabria 2020, la Lega impresentabile (e intoccabile): ecco i fedelissimi di Peppe Scopelliti [da Iacchitè - la notizia che sconvolge]:

Il 4 marzo 2018 Salvini ha vinto a Rosarno e pare che questo vecchio meccanismo non abbia fatto schifo nemmeno al primo governo del cambiamento, poi spazzato via dallo stesso leader della Lega nella passata, pazza estate; d’altra parte c’era da aspettarselo: non sono poche le inchieste in Lombardia che mostrano i collegamenti tra la ‘ndrangheta e la Lega. Il carroccio, inoltre, ha anche i fondi bloccati quindi ha bisogno di liquidità come il pane. Vediamo allora chi erano i nomi che ha candidato la Lega alle elezioni del 4 Marzo 2018.Tilde Minasi, ex assessore del Comune di Reggio sciolto per infiltrazioni nel 2012;Domenico Furgiuele, genero di Mazzei (“imprenditore di riferimento delle cosche che dominano il territorio”) eletto con 52000 preferenze. Con lui, secondo quanto rivela Repubblica, Scopelliti ha definito le liste a Reggio Calabria.Già, Scopelliti. Cosa c’entra? La fonte di Repubblica ricostruisce come, nei mesi precedenti il voto del 4 marzo, Scopelliti e i suoi abbiano giocato un ruolo decisivo non solo nella raccolta del consenso, ma anche nell’assicurare improvvisa liquidità alla campagna elettorale della Lega in città, sin lì invisibile. Ma da dove deriva questa liquidità?Andiamo con ordine: parliamo di Franco e Nuccio Recupero, proprietari di un’emittente locale che fanno le cose in grande per la campagna elettorale. Non solo, quasi impongono alcune candidature come quella di Anastasia Porpiglia. Ex Forza Italia, figlia di Vincenzo Porpiglia. Un nome che a Reggio dice qualcosa, perché segnalato dal magistrato designato come Presidente del collegio del Tribunale nel processo “Gotha” (Ornella Pastore) per un tentativo di “avvicinamento” destinato, nelle intenzioni, a perorare la causa di Paolo Romeo.Chi è Romeo? Ex missino, con frequentazioni nella destra eversiva (avrebbe coperto la fuga di Franco Freda), poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e ora nuovamente indagato nel processo “Mammasantissima” che prova a fare luce sui rapporti tra la massoneria e la ‘ndrangheta. I rapporti tra Romeo e Scopelliti sono saldissimi: in una intercettazione dice che lui creerà il “fenomeno” Scopelliti. Annotano i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Reggio: «La strategia di Romeo è di ordine pratico. A partire dal giugno 2001 premier sarà Silvio Berlusconi, talché la ‘ndrangheta ritenne conveniente sostenere un candidato dalle medesime posizioni politiche, convinta che questo avrebbe garantito risorse finanziarie provenienti dalla spesa pubblica».

Il resto è possibile leggerlo dal sito. La sostanza, però, conferma quanto detto all'inizio dell'articolo. Una cosa sono le promesse di facciata, altra è come si agisce. Inutile urlare che si è contro la mafia quando poi nel concreto, per raccattar voti, si finisce per non andare tanto per il sottile. Forse Salvini non sa che anche la 'ndrangheta è mafia?

Quindi, quando cita "gli Eroi Italiani che hanno pagato con la vita la lotta contro la criminalità organizzata" aggiungendo di essere "contro la mafia, sempre", Matteo Salvini dovrebbe cercare di essere più coerente.

Purtroppo, va riconosciuto, che questo modo di agire non riguarda solo lui.