Fallisce un attacco di droni contro Sebastopoli, ma soprattutto sta fallendo la controffensiva ucraina iniziata a giugno
Il ministero della difesa russo ha dichiarato che non ci sono state vittime né danni in conseguenza dell'attacco "terroristico" portato questa mattina nell'area tra Sebastopoli e Balaklava da parte di droni ucraini.
Così il governatore in carica, il russo Mikhail Razvozhayev, ha riferito del fallito attacco UAV:
"Questa mattina è stato sventato un tentativo del regime di Kiev di effettuare un attacco terroristico da parte di sette velivoli senza equipaggio e di due droni acquatici di superficie contro strutture presenti nel territorio della penisola di Crimea vicino alla città di Sebastopoli".
Due UAV sono stati abbattuti dai sistemi di difesa aerea e cinque sono stati fatti precipitare ricorrendo ad "armi" elettroniche, senza che potessero raggiungere i loro obiettivi. I due droni di superficie sono stati avvistati nella parte settentrionale del Mar Nero e distrutti dal fuoco di alcune motovedette.
Fonti social, sempre domenica 16 luglio, hanno segnalato esplosioni nelle città di Luhansk, Berdiansk e Mariupol, attualmente occupate dai russi. Al momento non si hanno ulteriori notizie al riguardo.
Invece, qualche notizia in più si ha sull'andamento della controffensiva ucraina che, finora, a fronte degli scarsi guadagni ottenuti sarebbe costata a Kiev circa il 20% delle sue risorse militari, secondo quanto riferito sabato dal New York Times, citando funzionari statunitensi. Il quotidiano ha affermato che i funzionari hanno accettato di rivelare solo la percentuale delle perdite, rifiutandosi però di fornire numeri e dettagli di ciò che sarebbe andato distrutto.
Il ministero della Difesa russo ha affermato che la controffensiva iniziata il 4 giugno non ha sortito effetti. Il 22 giugno, il segretario del Consiglio di sicurezza russo Nikolay Patrushev aveva dichiarato che le perdite di militari ucraini avevano superato il numero di 13.000 dall'inizio del mese. Il 3 luglio, il ministro della Difesa russo Sergey Shoigu aveva affermato che le truppe russe avevano distrutto 16 carri armati Leopard, quasi quanti ne erano stati fino a quel momento forniti all'Ucraina da Polonia e Portogallo.
Il motivo principale della difficoltà degli ucraini nel loro tentativo di riconquistare i territori occupati dai russi?
Le linee di difesa che i russi hanno utilizzato a protezione. Si tratta di aree, lungo la linea di contatto tra i due eserciti, che hanno una profondità che può variare tra i 5 e i 16 chilometri, al cui interno sono presenti, oltre che degli ostacoli fisici, mine anticarro, mine antiuomo e cavi elettrici a protezione di trincee e roccaforti.
Secondo l'esercito ucraino, sarebbero almeno 200.000 i chilometri quadrati di territorio ad essere stati minati dalle forze russe fino a giugno.
Il cercare di aprirsi dei percorsi attraverso questi campi minati è costato per gli ucraini un numero enorme di perdite sia in uomini che in armamenti.
In un'intervista al Washington Post, il generale Valerii Zaluzhnyi, comandante in capo delle forze armate ucraine, ha affermato che i carri armati occidentali appena arrivati hanno messo in evidenza le loro vulnerabilità, perché da soli non sono in grado di violare le difese russe costituite da mine anticarro e antiuomo, aggiungendo che il suo esercito ha bisogno di attrezzature speciali per lo sminamento a distanza, come i sistemi M58 Mine Clearing Line Charge, noti come MICLIC... delle strisce di esplosivo C4 in grado di aprirsi dei varchi larghi 8 metri e lunghi diverse decine di metri.
Si presume che anche le bombe a grappolo che stanno arrivando in Ucraina in queste ore saranno utilizzate come mezzi di sminamento. Va però considerato che sono armi pensate all'origine solo per rendere inutilizzabili le piste di decollo/atterraggio degli aeroporti, almeno per 48 ore, e gli esperti militari hanno più di qualche dubbio sulla loro efficacia in operazioni di sminamento.
Inoltre, va aggiunto che alcune mine hanno spolette in grado di innescarsi solo in base alla pressione e sono in grado di ignorare le conseguenze di un bombardamento.