Il 27 giugno 2020, il premier Conte, in occasione del 40° anniversario della strage di Ustica rilasciava la seguente dichiarazione: 

La strage di Ustica, che 40 anni fa costò la vita a 81 persone, è una delle ferite più profonde nella storia del nostro Paese. L'impegno del Governo e delle istituzioni nella ricerca della verità non deve conoscere soste. La memoria da sola non basta: le vittime e i loro familiari meritano giustizia. La volontà dell'esecutivo di fare chiarezza su quanto accadde nel cielo di Ustica la sera del 27 giugno 1980 non sarà un impegno isolato. È nostra intenzione far luce anche su tutte le altre pagine buie che hanno segnato la storia della nostra Repubblica e su cui continuano ad aleggiare troppi misteri insoluti.Ho confermato al viceministro dell'Interno Vito Crimi l'incarico di seguire i lavori del Comitato consultivo sulle attività di versamento all'Archivio centrale dello Stato e agli Archivi di Stato della documentazione in possesso delle amministrazioni dello Stato. Il Comitato, costituito in attuazione della direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 aprile 2014, è composto dai rappresentanti delle amministrazioni interessate ai versamenti documentali, nonché dai rappresentanti delle associazioni dei familiari delle vittime del terrorismo. Sto lavorando a una nuova direttiva che consenta di allargare il perimetro di queste ricerche e  che venga incontro alle esigenze manifestate dalle associazioni dei familiari delle vittime durante i lavori del Comitato nel corso del 2019. Non devono esserci più veli a coprire le pagine più tragiche della nostra storia nazionale.

In realtà, però, non sembra essere così, secondo quanto riporta La Stampa, informando che la richiesta di Giuliana Cavazza, figlia di una delle vittime della strage del 27 giugno 1980, di avere accesso al carteggio del colonnello Stefano Giovannone, capocentro dei servizi segreti italiani per il Libano dal 1973 al 1982, è stata respinta. 

Ne è stata data comunicazione, in un incontro a Palazzo Chigi, all'ex-senatore Carlo Giovanardi, che ha fatto sapere di essere stato informato che tali documenti potranno essere resi pubblici - forse - non prima del 2029.

Il motivo? Perché, probabilmente, svelerebbero dati e nomi di persone che continuerebbero ad operare in Medio Oriente o avrebbero una qualche relazione con persone che attualmente collaborano in quell'area con i servizi italiani.

Ma quanto potrebbero essere utili quei documenti per conoscere la verità su Ustica? 

Poco o nulla, perché si riferiscono alla pista palestinese, tirata in ballo da Cossiga che, tra l'altro l'avrebbe anche collegata alla strage della stazione di Bologna. Che Cossiga abbia saputo gran parte della verità delle due stragi avvenute nel 1980 a pochi giorni l'una dall'altra è cosa anch'essa molto probabile. Il guaio è che nel corso degli anni l'ex presidente della Repubblica ha più volte cambiato mandanti e scenari, con l'intento non tanto di fare chiarezza, quanto piuttosto di mettere in atto un'attività di depistaggio, utilizzando la strategia del "tutti colpevoli", per non svelare il vero colpevole.

Comunque, Giuliana Cavazza si rivolgerà al Tar per chiedere di entrare in possesso di quelle carte.


Dal punto di vista politico, rimane però evidente l'ipocrisia di Conte che pubblicamente dice di voler rendere noti tutti i documenti collegati in qualche modo alla vicenda e poi, alla prima occasione, vi pone il veto. Qualche dichiarazione giustificativa da parte sua? Al momento non è arrivata. E neppure dai 5 Stelle che si erano espressi sulla stessa linea del premier.

Morale. Se dei documenti quasi certamente inutili a svelare la verità sulla strage non possono venir divulgati, figuriamoci quelli che invece potrebbero far luce su come si svolsero i fatti di Ustica, anche se - nella sostanza - in gran parte già li conosciamo, come anche a chi addossarne responsabilità e depistaggi.