Il Papa durante i suoi viaggi in aereo, in osservanza al suo ruolo pastorale,  non rinuncia a rilasciare dichiarazioni rispondendo ai giornalisti accreditati che lo accompagano durante i suoi viaggi in visita alle comunità catoliche presenti nel mondo.
Anche grazie al carattere e alla spontaneità che contraddistingue Bergoglio, queste interviste finiscono per assumere più l'aspetto di conversazioni, che di interviste formali, durante le quali Francesco risponde con molta sincerità e sufficiente chiarezza, pur nel rispetto di certe rigidità pastorali che la carica gli impone per non escludere le varie sensibilità comprese nella Chiesa cattolica, rilasciando dichiarazioni che molto spesso, come anche stavolta durante il viaggio di ritorno dal Messico, non passano certo inosservate.

Prima di tutto la politica. Durante la sua ultima tappa in Messico, il Papa ha visitato Ciudad Juarez che suo malgrado è diventata sia emblema della violenza legata al traffico di droga, sia emblema della migrazione dal paese povero a quello ricco, gli USA.

Su questo tema ha posto una domanda Phil Pulella della “Reuters: «Lei oggi ha parlato molto eloquentemente dei problemi degli immigrati. Dall’altra parte della frontiera, comunque, c’è una campagna elettorale abbastanza dura. Uno dei candidati alla Casa Bianca, il repubblicano Donald Trump, in un’intervista recentemente ha detto che Lei è un uomo politico e addirittura ha detto che forse Lei è anche una pedina, uno strumento del governo messicano per la politica di immigrazione. Lui ha dichiarato che, se eletto, vuole costruire 2.500 km di muro lungo la frontiera; vuole deportare 11 milioni di immigrati illegali, separando così le famiglie, eccetera.  Allora, vorrei chiedere prima di tutto che cosa pensa di queste accuse contro di Lei e se un cattolico americano può votare per una persona del genere».
Chiarissima la risposta del Papa che non ha lasciato spazio ad alcun bizantinismo: «Ma, grazie a Dio che ha detto che io sono politico, perché Aristotele definisce la persona umana come “animal politicus”: almeno sono persona umana! E che sono una pedina… mah, forse, non so… lo lascio al giudizio vostro, della gente… E poi, una persona che pensa soltanto a fare muri, sia dove sia, e non a fare ponti, non è cristiana. Questo non è nel Vangelo. Poi, quello che mi diceva, cosa consiglierei, votare o non votare: non mi immischio. Soltanto dico: se dice queste cose, quest’uomo non è cristiano. Bisogna vedere se lui ha detto queste cose. E per questo do il beneficio del dubbio.»

Altro argomento di interesse toccato durante la conversazione è stato quello della famiglia. Sulle questioni italiane, intese come unioni civili, Papa Francesco ha ricordato che lui si occupa delle questoni universali della Chiesa, mentre i rapporti con lo Stato italiano spettano alla CEI.
Sul voto di coscienza e sul modo in cui un parlamentare cattolico dovrebbe votare, Bergoglio ha fatto riferimento alla propria coscienza, ben formata: «questo, direi soltanto questo».

Per quanto riguarda il problema dei rapporti prematrimoniali ha dricordato la sua esperienza pastorale in Argentina dove «c’era l’abitudine di… si chiamava “casamiento de apuro”: sposarsi di fretta perché viene il bambino. E per coprire socialmente l’onore della famiglia… Lì, non erano liberi, e tante volte questi matrimoni sono nulli. E io, come vescovo, ho proibito di fare questo ai sacerdoti, quando c’era questo… Che venga il bambino, che continuino da fidanzati, e quando si sentono di farlo per tutta la vita, che vadano avanti. Ma c’è una carenza [nella preparazione] al matrimonio».

Le dichiarazioni complete possono essere lette nel resoconto pubblicato  nel bollettino ufficiale della Sala Stampa  vaticana.