Secondo i medici dell'ospedale Charité che hanno in cura Alexei Navalny, il leader dell'opposizione russa sarebbe stato avvelenato.

Sebbene le sue condizioni siano gravi, Navalny non è in pericolo di vita. La sostanza esatta utilizzata per avvelenarlo non è ancora stata individuata, anche se sembra trattarsi di una neurotossina utilizzata come inibitore della colinesterasi, come confermato anche da laboratori indipendenti.

Gli inibitori della colinesterasi sono composti chimici usati per trattare diversi tipi di malattie, come ad esempio l'Alzheimer, ma sono presenti anche in alcuni agenti nervini e in alcuni pesticidi.

I sostenitori di Navalny sospettano che il veleno sia stato messo in una tazza di tè che il dissidente ha bevuto all'aeroporto di Tomsk.


I medici dell'ospedale di Omsk, che per primi hanno assistito Navalny, hanno replicato ribadendo che nel suo sangue non sono state rinvenute tracce di veleno e suggerendo che il suo malessere sia stato causato da un disturbo metabolico innescato da uno basso livello di zuccheri nel sangue.

Navalny viene curato tramite la somministrazione di atropina, lo stesso farmaco usato dai medici inglesi nel caso dell'ex agente del KGB Sergei Skripal e di sua figlia, che vennero avvelenati a Salisbury nel 2018 da agenti russi, utilizzando anche in quel caso un agente nervino, il Novichok.