Dopo che i manifestanti si sono riuniti in piazza Nettuno, poco dopo le 10 è iniziata a Bologna la manifestazione in piazza Medaglie d'Oro in memoria delle vittime della strage del 2 agosto avvenuta alla Stazione.
Questi alcuni passaggi delle parole del Presidente dell'Associazione Familiari delle Vittime, Paolo Bolognesi: «Siamo stati traditi da chi doveva stare al nostro fianco. Gli impegni presi non sono stati mantenuti, coloro che ricoprono incarichi di governo non sono stati all'altezza del loro ruolo!
In un Paese normale che voglia definirsi democratico, il percorso di giustizia e verità intrapreso dalla nostra associazione avrebbe dovuto essere costantemente sostenuto e agevolato dalle istituzioni e dallo Stato, [invece] troppo spesso ciò che avrebbe dovuto costituire una risorsa si è rivelato un ostacolo, a volte persino un nemico da contrastare.
Non si può chiedere, sulla base di vecchi esiti giudiziari, di archiviare l'indagine sui mandanti della più grave strage del dopoguerra e, soprattutto, del più grave tentativo di rovesciare l'impianto costituzionale senza scomodarsi a indagare sui nuovi elementi che abbiamo dettagliato in più memorie depositate in Procura che, evidentemente, o non hanno letto o non hanno compreso. Non si può ignorare la rilevanza dei nuovi elementi e il verdetto di condanna per la strage di Brescia.»
Minacciando di disertare la cerimonia per la Giornata della memoria delle vittime del terrorismo, ha proseguito Bolognesi «abbiamo voluto richiamare alle proprie responsabilità di trasparenza e di impegno il governo, perché il rispetto delle istituzioni nei confronti delle vittime di terrorismo e stragi si deve dimostrare concretamente non solo una volta all'anno, con una commemorazione, ma realizzando tutte le promesse fatte e adempiendo comunque al dovere di fare sino in fondo chiarezza.
[Anche i rinnovati impegni del governo] non sono stati mantenuti. Siamo stanchi dell'immobilismo e delle mancate risposte. E siamo anche stanchi dell'ambiguità che mostrano troppo spesso gli uomini che sono stati chiamati a presiedere le istituzioni.
Noi continueremo a impegnarci per liberare il nostro Paese dall'occultamento del proprio passato, perché la storia eversiva non sia archiviata, censurata o chiusa nei cassetti degli apparati. Dopo 37 anni di battaglie contro depistaggi e apparati per arrivare alla verità, se qualcuno crede di scoraggiarci può darsi pace, perché non ci arrenderemo. I familiari delle vittime non si accontentano delle sentenze sugli esecutori: perché oggi sanno che ai mandanti si può e si deve arrivare, anche per liberare il nostro Paese da logiche inaccettabili sul fronte dei ricatti e patti stretti in quella stagione che condizionano la nostra vita democratica.»
Dopo il discorso di Bolognesi, alle 10 e 25 in punto - al momento in cui avvenne lo scoppio della bomba - le persone presenti hanno commemorato le 85 vittime dell'attentato con un minuto di silenzio.
Anche il presidente della Repubblica Mattarella si è ricordato della strage in una dichiarazione in cui anche lui riconosce che «il bisogno di verità non può fermarsi dove sono presenti ancora zone d'ombra e pone traguardi verso i quali tendere.»
Considerando il suo ruolo istituzionale, Mattarella dovrebbe anche ricordarsi che le sue parole avrebbero maggior concretezza se venissero accompagnate da gesti concreti per avere risposte concrete da istituzioni e persone sui veri mandanti ed esecutori dell'attentato del 2 agosto 1980.