Ecco il nome che fa rizzare i capelli, per eccellenza, quella Vannona Marchi nazionale (l’accrescitivo del nome è ormai un vizio ereditato da don Fabio Fazio) che rinasce sempre, o almeno ci prova.

Oggi settantotto anni, l’ex proletaria del bolognese, estetista, moglie e madre, sfrutta gli anni “da bere” e si infila nelle rampanti emittenti private, berciando come un’ossessa. Questa infatti fu la caratteristica che le diede notorietà, lo stile aggressivo, il baccanale che metteva in piedi, condito da insulti e a volte minacce, come quella volta che paventò di presentarsi sotto casa dell’amante del primo marito, che poi avrebbe definito violento: lui? Il figlio maschio nato dall’unione si è defilato da tempo, desideroso solo di far dimenticare questa parentela, mentre Stefania emula da subito la madre: una costellazione familiare da psichiatria, direte.

Si potrebbe concordare, non fosse che questo atteggiamento ebbe successo, tanto che la Marchi, signorotta abbondante con le guance flaccide, attraente né dal punto di vista fisico né da quello umano (sostenevano in apparenza tutti), fu infilata addirittura in qualche prima serata, ospite dei talk show, diva trash finché si vuole, ma infine con un posto al sole.

Che importava se lo scioglipancia era fatto di naftalina o le alghe arrivavano dall’Adriatico fracico, la gente la seguiva, e lei avrà poi a dire, in sostanza, una cosa non poi tanto lontana dalla realtà: credete che i prodotti elegantemente profferti nelle costose profumerie facciano miracoli?

Dopo un primo crack a seguito del fallimento dell’impresa in proprio, con lancio di un profumo subito affossato e la separazione dal consorte, pare che Vanna debba tornare nell’oblio, ma figurarsi, quella ha sette vite, e si ricicla nel business degli anni novanta, mezza magia e numeri del lotto.

La Marchi spiegherà in diverse interviste, a opera di eminenti giornalistoni (Augias, Leosini, Gomez) che la sua è stata una vita fatta di lavoro e l’esperienza televisiva con il mago Do Nascimento fu l’idea nata dalla proposta di un affarista milanese, lei era una semplice dipendente.

Va detto che se Vanna, da emiliana verace, portava ancora con sé il carisma di un’esuberanza da fiera paesana e il fascino del gioco delle tre carte, la figlia Stefania Nobile appare una patella attaccata alla schiena della madre, che le darà corda, ma dovrà ogni tanto tirarle le orecchie anche in pubblico: perché la giovane, che ora si fa chiamare Marchi, la trascina in un abisso di volgarità che non appartiene alla madre, esibendo flirt, gigolò, addirittura preannunciando una carriera porno che non risulta spiccata (occorrono disciplina e talento anche per quello).  In altre parole, mamma avrebbe potuto ancora riemergere, ma Stefania l’ha tirata irrimediabilmente sotto. La voce minacciosa contro chi voleva restituire rametti e liquidi miracolosi era la sua.

Quando “Striscia” lanciò lo scandalo, in molti, tra i seguaci della santona delle vendite, le girarono le spalle, e oggi non si ha più il coraggio di dire che Vanna è stata un fenomeno mediatico quanto mai attuale, una icona a cui la gente affidava confidenze, che la vedeva come una forza della natura, fonte di energia ed esempio di quel pizzico di cattiveria da imitare: davvero ha truffato? Sì, per la giustizia, senza dubbio, facendosi più carcere di assassine, ma era insieme a tanti altri, per chi ricorda quegli anni pieni di canali di cartomanzia ed estrazioni fatate: solo che parlare della ex lady “capitooooo????” faceva più audience.

Qualche mese fa Vannona ha esortato i suoi coetanei a non uscire di casa, per non incorrere nel virus, e lo ha fatto a modo suo, tipo “ che c…. ti esci?”. Più corretta di così, cosa volete?