Alla scadenza dei 60 giorni previsti dall'accordo, domenica 26 gennaio l'esercito libanese, insieme ai rispettivi residenti, nel sud del Paese ha preso possesso delle città di Markaba, Rab Thirtyn, Beni Hayyan, Taloussa, Hula, Mays al-Jabal, Maroun al-Ras, Aitaroun, Yaroun, Dhahira, Umm al-Tut, al-Zalutiyah, Yarin, Taybeh, Deir Suryan, al-Qantara, Aita al-Shaab e al-Qawzah.
Sono in totale diciotto le città da cui le IDF si sono ritirate, mentre rimangono sotto occupazione quelle di al-Bustan, Marwahin e Tilal al-Labouneh.
Forti del diritto, oggi i civili libanesi hanno cercato di tornare nelle loro case in quella striscia di territorio che confina, in gran parte, con lo Stato ebraico e che adesso "dovrebbe" poter essere controllata dall'esercito libanese.
Forti delle armi, i soldati israeliani - in alcune aree - glielo hanno impedito, aumentando così di altri 22 morti e 124 feriti il numero delle vittime della guerra tra Hezbollah e Israele, iniziata a seguito del genocidio a Gaza.
Nonostante il patto firmato e nonostante l'esercito libanese sia in grado di soddisfare i termini del patto, Israele non intende ritirare le proprie truppe dal sud del Libano, facendo fuoco e uccidendo anche i civili.
E mentre viola smaccatamente i termini dell'accordo in Libano, Tel Aviv, da ieri, sostiene che Hamas avrebbe violato i termini del cessate il fuoco a Gaza, non avendo liberato una civile che, invece, avrebbe dovuto esser rilasciata prima delle quattro soldatesse liberate ieri.
A seguito di ciò le IDF non hanno ancora iniziato il ritiro parziale dal corridoio Netzarim, bloccando di fatto i palestinesi che volevano rientrare al nord lungo la strada costiera che percorre in verticale tutta la Striscia. Così, migliaia di persone adesso bivaccano bloccate lungo la via senza sapere che cosa fare, a parte non avvicinarsi troppo al corridoio per evitare di venire ammazzate dal fuoco dell'esercito di occupazione.
GAZA:
— Shiri_Sabra (@sabra_the) January 26, 2025
An aerial view of the mass of Gazans not being allowed across the Netzarim Corridor due to Hamas violations of the ceasefire deal.
Israel intends to keep the corridor closed until Hamas honors the deal, particularly the return of Arbel Yehud. pic.twitter.com/ExeItE27Gf
Un funzionario della Jihad islamica, nel pomeriggio, ha poi affermato che è stato raggiunto un accordo per il rilascio di Arbel Yehud, questo il nome della donna, che verrà rilasciata prima del prossimo giro di liberazioni, previsto per sabato 1 febbraio. Annuncio che l'ufficio di Netanyahu non ha ancora confermato e che, probabilmente, eviterà di fare ancora per molto, in modo da poter avere la scusa per procurare ulteriori sofferenze al popolo di Gaza.