Sinodo dei vescovi 2023, la ‘scomunica’ del cardinale tradizionalista: “Errori e divisioni si abbatteranno sulla Chiesa”. 
Lo statunitense Burke contesta l’appuntamento di ottobre in cui si discuterà tra l’altro di gay, donne e preti sposati. L’affondo rientra nell’offensiva della ultradestra cattolica contro la sinodalità che sta cambiando la struttura della Chiesa. Un libro rinfocola le polemiche. La notizia pubblicata su "Quotidiano Nazionale" analizza la situazione della Chiesa. 

Torna a farsi sentire il fronte ultraconservatore della Chiesa cattolica che, a poco più di un mese dall’appuntamento, mette nel mirino il prossimo Sinodo dei vescovi (4-29 ottobre). Un’assemblea che, pur se dedicata nello specifico alla sinodalità – al camminare insieme di tutte le componenti ecclesiali dinnanzi alle grandi sfide della fede –, per la prima volta condenserà in un unico dibattito interno i temi più scottanti, dall’ordinazione delle donne alla pastorale omosessuale, passando per la questione dei preti sposati. E vedrà, altro inedito nella storia di questa istituzione voluta da Paolo VI nel 1965, il diritto di voto non più limitato ai vescovi, ma esteso a 70 laici e religiosi (il 50% donne) su un totale di 300 partecipanti.

A dare fuoco alle polveri della destra  cattolica è il libro Processo sinodale: un vaso di Pandora, scritto da Julio Loredode Izcue e José Antonio Ureta, con la prefazione del cardinale Raymond Burke, nel Sacro collegio l’esponente più critico verso papa Francesco. Non solo e non tanto il volume, veicolato in Italia dall’associazione Tradizione, famiglia, proprietà, mette in guardia da possibili ‘eresie’ su donne, gay e clero uxorato, alimentando i dubbi di chi sostiene si tratti di un ‘Sinodo truccato’ dall’ala riformista. Piuttosto ad essere ‘processata’ dal testo è proprio la sinodalità che Bergoglio ha, da un lato, vivacizzato rispetto ai predecessori, favorendo la partecipazione dal basso all’intero iter, e, dall’altro, definito “il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio“. Ne è conseguito un mutamento, quantomeno all’orizzonte, della stessa struttura ecclesiale, sempre più prossima a trasformarsi in una “piramide rovesciata” – dove il vertice è dato dalla base dei fedeli -, così come auspicato dal Papa e al contempo ostracizzato dai tradizionalisti contrari a qualsiasi forma di democratizzazione della Chiesa.

“La sinodalità e il suo aggettivo, sinodale, sono diventati slogan dietro i quali si cela una rivoluzione per cambiare radicalmente l’autocomprensione della Chiesa – scrive Burke –, in accordo con un’ideologia contemporanea che nega molto di quanto la Chiesa ha sempre insegnato e praticato“. Non si tratta di una questione aleatoria, puntualizza il cardinale, perché il Cammino sinodale tedesco, conclusosi quest’anno, ha fatto da apripista a questo tipo di approccio. Adesso “con l’imminente Sinodo sulla sinodalità, si può giustamente temere che la stessa confusione, gli stessi errori e la stessa divisione si abbatteranno sulla Chiesa universale”. È vero che la temperatura nel mondo cattolico è sempre salita alla vigilia e in occasione degli ultimi Sinodi, a partire da quello sulla famiglia. Ma finora la dialettica si è sempre concentrata su singoli aspetti della dottrina e della pastorale, significativa a riguardo la vicenda dell’Eucarestia ai divorziati risposati. In questo caso, invece, lo scontro tra progressisti e conservatori si sta indirizzando sulla struttura della Chiesa, sulla sua spina dorsale. Con un impatto che rischia di essere deflagrante.