Secondo il teologo polacco Mosè fu chiamato ad essere testimone della misericordia “fonte di ogni azione salvifica”. Infatti,  Sopoćko afferma: 

 «Penetrando le cause prime ed i motivi dell’opera divina, vediamo la misericordia come fonte di ogni azione esteriore. Perché se qualcosa è dovuto alla creatura, è soltanto in virtù di un disegno precedente. Siccome non è possibile risalire in questo modo all’infinito, occorre soffermarsi su quello che dipende unicamente dalla volontà di Dio, quindi, dalla divina misericordia. In ogni opera di Dio, a seconda del nostro modo di vederla, è possibile vedere le perfezioni divine appena menzionate. Prendiamo l’esempio di Mosè che è stato salvato e messo in una cesta sulle acque del fiume Nilo. In generale, indipendentemente da qualsiasi circostanza, lo chiameremo frutto della bontà di Dio. Nella misura in cui facciamo notare il disinteresse di Dio che non aveva alcun bisogno di salvare il bambino e che il bambino non l’aveva meritato, sarà un’opera di generosità divina. Il fatto che Mosé sia stato salvato perché per mezzo di lui Dio aveva deciso di condurre gli Israeliti fuori dall’Egitto, sarà giustizia divina. Il vegliare sul bambino abbandonato nel fiume ed esposto a diversi pericoli, sarà attribuito alla Divina Provvidenza. Infine, l’aver sollevato il bambino dalla miseria, dall’abbandono e da numerose mancanze, come anche il dono della perfezione sotto forma di condizioni adeguate di vita, crescita, educazione, istruzione, sarà opera della divina misericordia. Siccome in ogni momento citato in quest’esempio ci colpiscono la miseria del bambino e le diverse mancanze, possiamo dire che la bontà divina  è misericordia che crea e dona; la generosità divina è misericordia che colma di doni in abbondanza senza alcun merito da parte nostra; la provvidenza divina è misericordia che veglia; la giustizia divina è misericordia che premia al di sopra dei meriti e punisce al di sotto delle colpe commesse; infine l’amore divino è misericordia che ha pietà della miseria umana e ci attira a Sé. In altre parole, la Misericordia divina è il movente principale dell’azione divina all’esterno e quindi si trova alla fonte di ogni opera del Creatore»[1].

 In questo brano si evidenzia che tutto il popolo diventa per Dio l’oggetto della misericordia. Egli ama immensamente il Suo popolo, per questo sceglie i patriarchi per mezzo dell’amore. Ecco perché possiamo leggere che: «il Signore predilesse soltanto i tuoi padri, li amò e, dopo loro, ha scelto fra tutti i popoli la loro discendenza, cioè voi» (Dt 10,13)[2]. Nel Deuteronomio, invece, il teologo polacco pone un forte accento sul fatto che il Signore benevolo si era unito al popolo nella massima libertà e piena gratuità dell’amore. Infatti, leggiamo ancora: 

 «Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli, ma perché vi ama e perché ha voluto mantenere il suo giuramento fatto ai vostri padri e mantiene la sua alleanza e benevolenza per mille generazioni, con coloro che l’amano e osservano i suoi comandamenti» (Dt 7-9: 4,37; Gn 12,2).  

 Il Nostro, interpretando questo versetto, nota che l’amore e la fedeltà a Dio diventano sicurezza per chi desidera rimanere in questo “legame libero”, visto come “vita nello Spirito”. Dio-Amore ha mostrato all’uomo la fedeltà per tutte le generazioni (cf. Sal 100,5), rivelandosi come benevolenza e misericordia. Tanto è vero che il profeta Geremia sottolinea fortemente il tema della misericordia e dice così: «Ti ho amato di amore eterno, per questo ti conservo ancora la pietà (misericordia)» (Ger 31,3). Notiamo che nell’amore eterno di Dio viene escluso ogni genere di passività. L’amore divino è sempre attivo, operativo, dinamico e creativo. Quando Dio ama l’uomo lo trasforma, lo rinnova, lo salva, instaura con lui una relazione stabile e gioiosa. Per questo motivo, il profeta Sofonia afferma che: «Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente. Esulterà di gioia per te, ti rinnoverà con il suo amore, si rallegrerà per te con grida di gioia» (Sof 3,17).  Costatiamo che su questa stessa linea di grande considerazione dell’uomo da parte di Dio è anche il profeta Isaia, il quale dice: «tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo» (Is 43,4)[3]. 

Nella teologia di Sopoćko è chiaro il concetto dell’amore di Dio per ogni uomo.  In più, possiamo trovare l’intuizione del Nostro che l’uomo è veramente prezioso ed unico agli «occhi misericordiosi di Dio»[4]. “La vita nello Spirito”, invece, permette di essere orientata nella “tridimensionalità” della vita cristiana, animata sempre dalla misericordia. La prima dimensione, secondo Sopoćko, richiede all’uomo il desiderio interiore dell’incontro con l’Assoluto, così detto “movimento verso in alto” (sete di Dio). La seconda, invece, sollecita l’uomo a vedere Dio nel prossimo, così chiamato “movimento orizzontale” (amare Dio nel prossimo). La terza dimensione della “vita nello Spirito”, richiede all’uomo “lo sguardo interiore”, e cioè contemplare il mistero della presenza dello Spirito Santo dentro il proprio cuore, così detto “movimento interiore”. Questa “tridimensionalità” della vita cristiana, questi “tre movimenti” proposti da Sopoćko sono come “tre vie” di un itinerario spirituale della ricerca profonda di Dio. Bisogna sottolineare, però, che esse non si escludono mai, ma convergono sempre, perché chi cerca veramente Dio, lo trova, chi bussa alla porta, gli sarà aperto (cf. Mt 7,7-12). Infatti, Dio-Amore è “come una porta stretta” aperta a tutti, che non esclude mai nessuno[5]. 

don Gregorio Lydek - ks. prof. Grzegorz Lydek


[1] M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. I, pp.15-16.
[2] Cf. ibidem, p. 84.
[3] Cf. M. Sopoćko, Zaufałem Twojemu Miłosierdziu. Myśli na każdy dzień [Confido nella tua misericordia - i pensieri per ogni giorno], p. 84: Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. I, pp. 43-46; ibidem, vol. III, pp. 11-15.
[4] M. Sopoćko, Jezus Król Miłosierdzia,  p. 213.
[5] Cf. M. Sopoćko, Rekolekcje o Bożym Miłosierdziu z zapisków ks. Michała Sopoćki, p. 85.