"Penso che abbiamo bisogno di una pausa", ha "farfugliato" Biden mercoledì durante un comizio elettorale a Northfield, Minnesota, dopo essere stato interrotto da una manifestante che chiedeva un immediato cessate il fuoco a Gaza.

Alla domanda su cosa significasse una pausa, Biden ha risposto che era "ora di far uscire i prigionieri", un riferimento ai prigionieri tenuti da Hamas, ha successivamente chiarito la Casa Bianca.

Biden ha chiesto al Congresso di approvare un pacchetto di aiuti militari da 14,3 miliardi di dollari per sostenere l'attacco di Israele in corso a Gaza, mentre lo scorso venerdì gli Stati Uniti sono stati uno dei soli 14 paesi che hanno votato "no" a una risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite che chiedeva un "cessate il fuoco", con il portavoce della Casa Bianca, John Kirby, che in precedenza aveva dichiarato "non stiamo tracciando linee rosse per Israele. Continueremo a sostenerli".

Il sostegno degli Usa al bombardamento e all'invasione di terra della Striscia di Gaza è supportato anche dalle istituzioni e dai Paesi europei.

Il premier britannico Rishi Sunak ieri si è incontrato a Londra con la vicepresidente degli Stati Uniti, Harris, con i due che leader hanno riaffermato il diritto di Israele a difendersi "dopo il terribile attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre". 

Tra i primi ad affermare come dovuto e legalmente sostenibile l'attacco dello Stato ebraico a Gaza erano Stati la presidente del Parlamento europeo, la maltese Metsola, e la presidente della Commissione Ue, von der Leyen. Di seguito si sono aggregati il cancelliere tedesco Scholz e il presidente francese Macron che, per voler dimostrare quanto fosse indiscutibile il loro sostegno allo Stato ebraico, hanno pure vietato nei rispettivi Paesi la possibilità di manifestare qualsiasi tipo di sostegno al popolo palestinese.

Anche la premier italiana, Giorgia Meloni, si è recata a Tel Aviv per stringere la mano a Netanyahu e sostenere il diritto di Israele a difendersi, aggiungendo anche nel rispetto del diritto internazionale, nonostante che in quel momento Israele avesse già ucciso oltre 4mila civili palestinesi, oltre ad aver negato ai 2,3 milioni di residenti della Striscia cibo, acqua, elettricità, carburante, comunicazioni, medicine...

Ma tutto ciò è normale? No.

Tutte le persone elencate in precedenza hanno accusato Hamas, anche a seguito dell'attacco del 7 ottobre, di essere responsabile di crimini in violazione dello Statuto di Roma e, pertanto, perseguibili dalla Corte Penale Internazionale dell'Aia. È possibile contraddirli? In base all'uccisione  indiscriminata di civili effettuata nel sud di Israele, così come è stata riportata dai media, non c'è da discuterne.

A questo punto, però, sorge una domanda direttamente conseguente alle violazioni dello Statuto di Roma e riguarda Israele, lo Stato ebraico di Israele: se Hamas è responsabile di crimini di guerra, anche Israele, con l'assedio di Gaza e l'uccisione di oltre 10mila civili, può esserlo?

Anche in questo caso, in base alle cronache odierne che ci riferiscono quanto avviene a Gaza, la risposta è evidentemente affermativa. Israele, in base allo Statuto di Roma è responsabile di averne violato i punti (tutti o quasi) riferiti agli articoli 6, 7 e 8 che, rispettivamente, trattano di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra.

Pertanto, al di là delle responsabilità individuali dei singoli militari, nei confronti dei componenti del gabinetto di guerra israeliano - Benjamin Netanyahu, Yoav Gallant e Benny Gantz -, al pari di Putin, dovrebbe essere emesso da parte della Corte Penale dell'Aia un mandato di arresto internazionale.

Ma solo nei loro confronti? A dire il vero, no.

In base a quanto fatto e "detto" finora da Biden, Sunak, Macron, Scholtz, Meloni, il premier olandese Rutte, Metsola e von der Leyen, anche loro sono responsabili dei crimini di Israele, in quanto evidentemente "complici". Lo afferma sempre lo Statuto di Roma all'articolo 25 (Returning to Complicity for Core International Crimes).


Che cosa avrebbero dovuto fare i leader sopra citati? quello che hanno fatto molti dei leader sudamericani che, senza se e senza ma, hanno condannato la vendetta (il genocidio) messa in atto da Israele, come hanno fatto Brasile, Colombia, Cile e Bolivia, con quest'ultima che interrotto qualsiasi relazione diplomatica con lo Stato ebraico.

Pertanto, se è giusto come è giusto, che la CPI persegua i crimini dei vertici politici e militari di Hamas, allora è altrettanto dovuto che a finire sotto inchiesta vi siano anche i vertici politici e militari di Israele e i leader degli Stati che, complici, hanno sostenuto e sostengono il genocidio, i crimini contro l'umanità e i crimini di guerra commessi da Israele... naturalmente se un diritto internazionale esiste.