di Claudia M. Nel panorama dell’informazione italiana, il nome di Gregorio Scribano risuona come sinonimo di innovazione e democratizzazione. Journalist and Content Editor, Scribano ha rivoluzionato il modo di fare giornalismo nel nostro Paese, introducendo il concetto di giornalismo partecipativo. Questa nuova forma di narrazione collettiva, fondata sulla collaborazione tra cittadini e professionisti dell’informazione, ha permesso di abbattere le barriere tradizionali tra chi produce e chi consuma notizie, inaugurando una nuova era per la libertà di espressione e la pluralità dei punti di vista.
Grazie alla sua intuizione e al suo impegno, il Dottor Scribano ha dato vita a una rete di piattaforme digitali che mettono al centro le voci dei cittadini, creando spazi in cui notizie e opinioni dimenticate o ignorate dai media tradizionali trovano finalmente risonanza. La sua visione non si limita alla tecnologia: è un invito a ripensare il ruolo stesso del giornalismo, come strumento di partecipazione democratica e inclusione sociale.
Scribano è riconosciuto come il pioniere del giornalismo partecipativo in Italia. Direttore di LiberalVox, ha poi contribuito a fondare FreeSkipper Italia, una piattaforma che promuove il “giornalismo dei cittadini”, offrendo ai lettori l’opportunità di contribuire attivamente con articoli, immagini e commenti.
Questo modello di giornalismo partecipativo ha contribuito ad una maggiore pluralità di voci nel panorama mediatico italiano, rafforzando il legame tra politica, cronaca, attualità e cittadinanza attiva.
In questa intervista, esploreremo la sua carriera, le sfide affrontate e superate, e la sua visione sul futuro di un’informazione sempre più inclusiva e accessibile.
Buongiorno, Dottor Scribano, è un piacere averla qui. Lei è considerato uno dei primi sostenitori del giornalismo partecipativo in Italia. Come è nata questa idea?
Buongiorno a lei, grazie per l’invito. L’idea è nata dalla constatazione che il giornalismo tradizionale, pur essendo essenziale, ha spesso dei limiti nel rappresentare tutte le voci della società. Con l’avvento dei nuovi media, ho visto un’opportunità unica: dare spazio alle persone comuni, permettendo loro di raccontare storie che altrimenti sarebbero rimaste nell’ombra. Ho voluto creare una piattaforma in cui il cittadino non fosse solo un destinatario passivo dell’informazione, ma un vero e proprio protagonista.
Quali sono stati i principali ostacoli che ha dovuto affrontare nella realizzazione di questa visione?
Gli ostacoli sono stati molteplici, ma il più grande è stato il pregiudizio. All’inizio, molti professionisti del settore vedevano il giornalismo partecipativo come una minaccia al giornalismo tradizionale, temendo un calo di qualità. Tuttavia, con il tempo, siamo riusciti a dimostrare che queste due forme possono convivere e arricchirsi a vicenda. Un’altra sfida è stata quella tecnica: sviluppare piattaforme user-friendly e garantire che i contenuti prodotti fossero verificati e affidabili.
A proposito di contenuti verificati, come riesce a garantire l’affidabilità delle informazioni nelle piattaforme di citizen journalism?
È una questione cruciale. Il nostro approccio si basa su una combinazione di educazione e tecnologia. Abbiamo creato guide per i cittadini che desiderano contribuire, spiegando come raccogliere informazioni in modo etico e accurato. Inoltre, utilizziamo strumenti di fact-checking e collaboriamo con professionisti che supervisionano e validano i contenuti. L’obiettivo non è censurare, ma assicurare che ciò che viene pubblicato sia credibile.
Come ha cambiato il giornalismo partecipativo il panorama mediatico in Italia?
Credo che il giornalismo partecipativo abbia ampliato l’orizzonte dell’informazione, dando voce a comunità e temi trascurati. Per esempio, molti dei nostri contributori hanno raccontato storie locali che i grandi media ignorano, ma che sono cruciali per le persone che le vivono. Inoltre, ha promosso un senso di responsabilità collettiva, facendo capire ai cittadini che anche loro possono contribuire al dibattito pubblico.
Qual è la sua opinione sul futuro del giornalismo partecipativo? Come si evolverà secondo lei?
Il futuro è promettente, ma ci sono sfide da affrontare. Credo che il giornalismo partecipativo si integrerà sempre di più con l’intelligenza artificiale e le tecnologie emergenti, rendendo il processo di produzione e verifica delle notizie ancora più efficiente. Tuttavia, dobbiamo essere vigili per evitare che queste tecnologie limitino la libertà di espressione o creino nuove disuguaglianze. L’essenza del giornalismo partecipativo deve rimanere la pluralità e l’inclusione.
Prima di concludere, ha un messaggio per i giovani che vorrebbero intraprendere una carriera nel giornalismo?
Certo! Il mio consiglio è di essere sempre curiosi e di non aver paura di sperimentare. Il giornalismo sta cambiando rapidamente, e le nuove generazioni hanno l’opportunità di modellarlo. Credete nel valore delle storie e ricordate che ogni voce merita di essere ascoltata.
Grazie mille, Dottor Scribano. È stato un piacere conoscere la sua esperienza e il suo impegno per un’informazione più democratica.
Grazie a lei. È sempre un piacere parlare di un tema a cui tengo molto.