Essere donna in Iran oggi significa essere decapitata.

Nel sonno.

È quanto accaduto alla piccola Romina Ashrafi.

Il caso in poche ore ha riempito le prime pagine di tutti i quotidiani nazionali e non, sui quali c'era scritto che fosse innamorata di un ragazzo di 35 anni, residente nella sua stessa città, Hovigh, nel nord dell’Iran, con cui aveva tentato la fuga "d'amore" lontano dalla famiglia di origine di lei, contraria al matrimonio tra i due.

Ma Una bambina di 13 anni non AMA un uomo più grande di lei di 23 anni, ma forse è stata da lui manipolata, forse violentata, forse è stata soggiogata.

Una fuga d'amore a quella età è ragionevole? Non è violenza? Non è stupro? Non è rapimento?

Romina non era una sposa bambina?

Proviamo a riflettere.

Provate ad immaginare vostra figlia di 13 anni con un uomo di 35 anni e provate a parlare di amore.

Quello che più spaventa aldilà dell'efferatezza del crimine compiuto è questa cultura patriarcale e colonialista.

Mi fa orrore che ne siamo così intrisi senza riconoscerla fino al punto di non saper distinguere uno stupro da atto d'amore.

L’Iran è uno dei Paesi più importanti del Medio Oriente: gli avvenimenti storici che l’hanno caratterizzato nel XX secolo lo hanno reso uno dei protagonisti assoluti dell’intera area geografica. Il Paese è noto per aver minacciato mire espansionistiche verso Israele, per gli esperimenti nel campo della balistica atomica e per il coinvolgimento nella guerra siriana.

Ma c'è anche un altro fondamentale tema per cui il paese islamico è da sempre sotto i riflettori :la condizione femminile.

Appunto.

Ma nessuna parte del codice civile o penale iraniano, prevede o autorizza "il delitto d’onore".

Nella travagliata storia degli ultimi 70 anni, l’Iran è passato dall’essere una monarchia fortemente occidentalizzata, in cui le donne vivevano in una società laicizzata, al diventare una repubblica islamica, in cui diritti e condizione femminili hanno subito una inaudita regressione.

Negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, quando in una delle regioni del sud dell’Iran, gli uomini di una certa minoranza, in diversi casi, assassinarono le proprie mogli rivendicando il delitto d’onore, il capo del potere giudiziario iraniano, l’Ayatollah Hashemì Shahroudì, diede ai giudici dei casi, l’indicazione che diffondere l’idea che "il delitto d’onore" fosse  lecito, era "Ifsad fil Ardh".

Nel diritto islamico, Ifsad fil Ardh significa "diffondere corruzione sulla terra" e viene punito con la pena di morte.

Quindi, uomini di una certa realtà tribale del sud dell’Iran, che negli anni scorsi commisero questi delitti, vennero puniti con la massima pena esistente in Iran (quella capitale), proprio perchè diffondevano l’idea che il femminicidio fosse legittimo.

In più bisogna porre l’enfasi sul fatto che il codice giuridico vigente in Iran non prevede in nessun caso il fatto che una persona abbia il diritto di prendere il posto dei tribunali e farsi giustizia da soli.

Si è sostenuto inoltre che ai sensi dell’articolo 220 del codice penale islamico, il padre di Romina non potrà essere punito con la pena di morte, come in tutti i casi di "delitto d’onore" in Iran.

Anche in questo caso si tratta di totale falsità.

L’articolo 220 del codice penale islamico non autorizza il "delitto d’onore", ma spiega che nel caso in cui l’assassino di una persona sia uno dei genitori, questi non devono essere sottoposti alla pena capitale bensì all'ergastolo.

Ma come innanzi detto proprio perché in questo caso il delitto si prospetta come un tentativo di legalizzare la barbara pratica del delitto d’onore, come avvenuto in Iran negli anni ’80 e ’90, il giudice del caso potrebbe ritenere il padre della ragazza degno della pena capitale per Efsad Fil Ardh (spargimento di corruzione sulla terra).

L’azione del padre di Romina è deplorevole ed egli verrà sottoposto a processo.

II padre di Romina Ashrafì è un assassino.

Il presunto fidanzato un pedofilo.

Accedere alla verità non è diffondere corruzione sulla terra.