Ucraina, i russi hanno violato la tregua per l'evacuazione di Mariupol e Volnovakha
Dopo dieci giorni di combattimenti, questo sabato è iniziato il primo cessate il fuoco concordato nell'ultimo colloquio a Brest tra Russia e Ucraina. Il cessate il fuoco temporaneo riguardava la città portuale di Mariupol, che si affaccia sul mare d'Azov e quella di Volnovakha, distante circa 50 Km poco più a nord.
In queste due città era stato concordato un corridoio umanitario per l'evacuazione dei civili, con una tregua dei combattimenti e dei bombardamenti fino alle 16 ora locale, per consentire a coloro che avessero voluto allontanarsi di farlo con qualsiasi mezzo lungo un percorso concordato.
Le testimonianze di chi era già (miracolosamente) riuscito a fuggire da Mariupol sono agghiaccianti. I bombardamenti non hanno risparmiato nessuna struttura... persino scuole, asili e ospedali sono stati colpiti, mentre nella città manca elettricità, acqua, cibo con le bombe che continuano a cadere.
Anche a Volnovakha, solo 25.000 abitanti, quasi tutti gli edifici sono stati distrutti o danneggiati dall'artiglieria russa e, secondo fonti locali, i combattimenti sono stati così intensi che non si è potuto neppure raccogliere i cadaveri.
Ma i russi non hanno rispettato il cessate il fuoco. Sia nella regione di Zaporizhzhia, dove termina il corridoio umanitario dei profughi che avrebbero dovuto provenire da sud, sia nella stessa Mariupol, i russi continuano a bombardare e chi aveva lasciato la città con la propria auto ha fatto marcia indietro.
Le informazioni sono confuse e frammentarie ma, almeno per quanto riguarda Mariupol, l'evacuazione sembra esser stata al momento sospesa.
Nel resto dell'Ucraina continuano i bombardamenti, in particolar modo nel nord, a Kharkiv, Chernihiv, Sumy, tutte città a est della capitale Kiev.
Sul fronte diplomatico l'Ucraina continua a chiedere una no fly zone sul Paese da parte della Nato. Lo ha fatto ieri sera, di nuovo, il presidente Zelensky biasimando l'alleanza atlantica per aver posto il rifiuto, lo ha fatto questa mattina il ministro della Difesa ucraino Reznikov, utilizzando come leva quanto accaduto alla centrale nucleare di Zaporizhzhia.
"Il mondo - ha detto Reznikov - è pronto per una catastrofe sei volte più grande di Chernobyl? Tutti coloro che ora esitano, chiedendosi se sia necessario chiudere il cielo sull'Ucraina, sono pronti a sacrificare la vita e la salute non solo degli ucraini, ma anche dei loro figli? Non si tratta di una guerra lontana, in Ucraina. Riguarda la vostra sicurezza.. il pericolo nucleare per il mondo intero. Considerate la situazione. Fatevi una domanda: siete pronti a sperare che un razzo non possa colpire una centrali nucleare, visto che non colpiscono accidentalmente case e asili? Non sono state imposte sanzioni preventive. Tutti ora guardano da lontano le conseguenze di queste esitazioni in TV.Non puoi osservare una catastrofe nucleare da lontano: non funzionerà in questo modo. Le argomentazioni secondo cui l'attuale rifiuto di implementare una no fly zone sia legato al fatto che la NATO sta cercando di evitare la guerra nucleare non è convincente, dal momento che la Russia l'ha già iniziata".
Ma al momento, dall'alleanza dei Paesi occidentali si parla di ulteriore inasprimento delle sanzioni, come annunciato nelle scorse ore dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.
Ma oltre agli Stati, bisogna considerare che anche le stesse aziende private stanno progressivamente abbandonando la Russia. Google ha annunciato di aver sospeso la pubblicazione dei suoi annunci pubblicitari. PayPal ha sospeso il proprio servizio di pagamenti, consentendo agli utenti ancora per qualche tempo il prelievo del denaro depositato. Samsung non invierà nuovi prodotti in Russia. Zara, da domani, chiuderà tutti i suoi 502 negozi di abbigliamento presenti nel Paese.
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha accusato l'Occidente di "banditismo economico" e ha annunciato ritorsioni, aggiungendo che la Russia era troppo grande per essere isolata, poiché il mondo è molto più grande degli Stati Uniti e dell'Europa.