Il gesto di Matteo Salvini, che in piazza Duomo a Milano a conclusione della sua manifestazione elettorale aveva stretto un rosario e chiuso il suo intervento invocando il cuore immacolato di Maria che avrebbe condotto i sovranisti alla vittoria, non è stato ignorato dalla Chiesa che, stavolta, non ha potuto fare a meno di tacere.

Così le parole del direttore de La Civiltà Cattolica don Antonio Spadaro, che sulla sua pagina Facebook aveva pubblicato una breve riflessione critica a quanto detto dal ministro Salvini durante il comizio "sovranista" di Milano, hanno dato la stura alle recriminazioni del mondo cattolico che si è stancato di vedere accostati vangeli e rosari come specchietti per le allodole, per far credere alla gente che Dio è con loro... nonostante i tristi riferimenti del passato.

Ecco di seguito una serie di dichiarazione che sono seguite alle parole di don Antonio Spadaro.

Francesco Anfossi, Famiglia Cristiana:
«Il rosario brandito da Salvini e i fischi della folla a papa Francesco, ecco il sovranismo feticista.»

Cardinale Parolin, segretario di Stato vaticano:
«Io credo che la politica partitica divida, Dio invece è di tutti. Invocare Dio per se stessi è sempre molto pericoloso».

Mons. Semeraro (Consiglio cardinali):
«Ritengo che sia scorretto usare il nome di Dio in questo modo. Non soltanto il suo nome, ma anche quello della Vergine. È una modalità strumentale dalla quale prendere del tutto le distanze».
Citando un passaggio del documento sulla fratellanza umana firmato negli Emirati Arabi Uniti da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, mons. Semeraro ha aggiunto: «Dio, l’Onnipotente non ha bisogno di essere difeso da nessuno e non vuole che il Suo nome venga usato per terrorizzare la gente. Chi ha responsabilità di governo – aggiunge il vescovo – dovrebbe leggere e studiare questo testo».

Roberto Rossini (Acli):
«È preoccupante che un politico usi un simbolo della fede cristiana, come il rosario, per concludere un comizio politico. La Fede è ben altra cosa, serve a creare ponti e a superare le barriere del pregiudizio, come ha ribadito nell’Angelus di ieri Papa Francesco».

Mons. Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo
«È ora di finirla. Non possiamo più stare zitti di fronte alle sparate di un sempre più arrogante ministro della Repubblica. Non possiamo più permettere che ci si appropri dei segni sacri della nostra fede per smerciare le proprie vedute disumane, antistoriche e diametralmente opposte al messaggio evangelico. Chi è con lui non può dirsi cristiano perché ha rinnegato il comandamento dell’amore».