IL COMMENTO - Mora: "Conte sta facendo un miracolo, Raspadori è una risorsa importante"

A “1 Football Night”, su 1 Station Radio, è intervenuto Nicola Mora, allenatore, già difensore del Napoli.

Se fosse in Billing, oggi, arrivato da un mese e mezzo e non hai giocato neanche un minuto. Saresti arrabbiato? Questo significa che Conte non crede in lui o è un messaggio che vuole lanciare? Perché questo ragazzo non gioca mai?  

“Questo non lo sappiamo, ed è un grande mistero. Parliamo di un giocatore dotato di grande tecnica e fisicità. Guardando la partita di sabato, in alcuni momenti ho invocato il suo ingresso, perché la squadra aveva bisogno di un giocatore fisico, soprattutto negli ultimi dieci minuti, quando il Napoli ha sofferto. Il motivo per cui Conte non lo utilizza può essere ricondotto, secondo me, solo a due fattori: o non lo ritiene ancora totalmente inserito nei suoi schemi, oppure non esegue ciò che gli viene richiesto durante la settimana. È anche vero, però, che se non giochi mai, non puoi dimostrare il tuo valore in partita. Ci auguriamo di vederlo presto all’opera, perché, per caratteristiche, sembra un giocatore su cui si può fare affidamento".

Da allenatore, nel momento in cui ha un Mazzocchi adattato a sinistra che si infortuna e chiede il cambio, possibile che un calciatore, dopo un mese e mezzo a Napoli, non possa entrare neanche per pochi minuti in una situazione di emergenza? 

“Dobbiamo affidarci a Conte. Anch’io, ragionando in questo modo, concordo con questa osservazione: è troppo drastico, il mister. Lo stesso Conte, infatti, ha dichiarato che, togliendo Mazzocchi, ha dovuto riorganizzare la squadra, spostando Politano a sinistra, ruolo in cui non è abituato a giocare. Sarebbe stato più semplice inserire un centrocampista e mantenere invariato l'assetto. Alcune scelte di Conte sono state criticate, anche durante la partita. Ad esempio, Di Lorenzo aveva fatto molto bene nel ruolo di braccetto, quindi ci si aspettava magari un ingresso anticipato di Politano a destra come quinto. Detto questo, faccio sempre fatica a contestare Conte, perché sta compiendo un vero e proprio miracolo: ha trasformato una squadra mentalmente a pezzi e reduce da una stagione difficile in una formazione che lotta per lo scudetto contro una corazzata come l’Inter".

Ha avuto la sensazione che, dopo l’infortunio di Mazzocchi e con l’ingresso di Rafa Marin, si sia generata un po’ troppa confusione?  

“Non parlerei di confusione vera e propria, ma più di una sorta di paura negli ultimi dieci minuti. Quando una squadra si abbassa troppo e concede troppo campo all’avversario, diventa pericoloso. Era successo anche contro la Roma, con la difesa a cinque: il Napoli prese gol su una diagonale mancata del quinto. Anche contro la Lazio c’è stata troppa passività. I centrocampisti, pur stanchi, avrebbero potuto chiudere meglio quella palla sul gol di Dia, che è passata con troppa facilità tra le linee, consentendo il tiro. Prendere gol nei minuti finali può capitare, ma farlo con la squadra schierata e i centrocampisti fermi a guardare è difficile da spiegare. Alla fine, il punto conquistato è comunque positivo, soprattutto alla luce della vittoria della Juve sull’Inter, ma una vittoria sarebbe stata un colpo importante in ottica scudetto".


Ha parlato del secondo gol subito, ma sul primo gol della Lazio chi ha commesso l’errore più grande?  

“L’errore principale è stato di Rrahmani, che ha fatto un colpo di testa appoggiando centralmente la palla, pensando che ci fosse Lobotka. Invece, Lobotka era uscito in pressione e quindi fuori posizione. Quando Isaksen ha ricevuto palla, la linea difensiva del Napoli ha arretrato e serrato gli spazi, ma secondo me Buongiorno avrebbe potuto uscire prima per chiudere la linea di passaggio. Invece, è rimasto passivo. Anche McTominay ha fatto una rincorsa blanda, senza mettere pressione a Isaksen, che ha potuto tranquillamente calciare. Meret avrebbe potuto fare qualcosa in più, anche se il tiro era molto ben piazzato. Guardando il replay da dietro, si nota che Buongiorno si ferma e aspetta il tiro, senza contrastarlo attivamente. Sono dettagli, ma in partite così tirate non si possono concedere certi spazi".


È tornato al gol Giacomo Raspadori, titolare dopo tanto tempo. Ha segnato nella sua posizione ideale. Può essere l’uomo in più nel rush finale?

“Credo che vedremo il 3-5-2 fino al rientro a pieno regime di Olivera e Neres. Raspadori non mi sorprende: è stato criticato tanto, ma spesso ha giocato fuori ruolo. Lui stesso ha sempre detto di trovarsi meglio vicino a una prima punta, e lo abbiamo visto rendere bene sia da centravanti di movimento in un 4-3-3, sia da seconda punta. Ricordiamo che ha segnato gol pesanti anche in passato, come quello decisivo contro il Venezia al Maradona. Se lo metti vicino all’area con un partner come Lukaku, può essere determinante. Giocando con continuità, migliorerà anche la condizione fisica e potrà diventare una risorsa importante per Conte".

Conte dovrebbe ricorrere più alla panchina oppure, oggettivamente, non ha nessun jolly che possa svoltare la partita a gara in corso?

“Oggi non ha nessun jolly, perché ha tre infortunati sulla stessa catena cinetica. Quando recupererà tutti gli infortunati, potrà pescare qualcosa dalla panchina, come ad inizio stagione Neres subentrava a Kvaratskhelia".

DALLA TURCHIA - Galatasaray, no di Osimhen a gennaio a Juventus, United e Chelsea

Il giornalista turco Yakup Cinar svela un retroscena di calciomercatu su Victor Osimhen. Ben tre squadre hanno provato ad acquistare l'attaccante nigeriano del Napoli a gennaio, tra cui anche la Juventus, ma il giocatore si sarebbe opposto alla cessione: "Sebbene il contratto di Victor Osimhen non prevedesse una clausola che gli vieteva di andarsene, Osimhen ha promesso al club e ai tifosi che avrebbe rifiutato ogni offerta a gennaio per restare fino a fine stagione", dichiara Cinar che aggiunge: "La Juventus, lo United e il Chelsea lo volevano, ma Osimhen ha mantenuto la parola".

L'EX - Zuniga: "Non mi perdo una partita del Napoli, faccio sempre il tifo per gli azzurri, avevo trovato un accordo con la Juventus ma decisi di restare per amore della gente"

Juan Camilo Zuniga, ex calciatore del Napoli, ha rilasciato un'intervista a La Gazetta dello Sport: "Con la Fundacion Zuniga seguiamo ben 150 ragazzi che sognano di diventare professionisti. Arrivano da ogni angolo del paese, alcuni di loro hanno un passato difficile. Vivono, studiano e giocano nel nostro centro sportivo e noi proviamo a regalargli un futuro migliore. Famiglia? Volevo avere la libertà di giocare su un prato con i miei figli, senza sentire dolore al ginocchio. Da giocatore facevo già investimenti, oggi sono un imprenditore, gestisco un’impresa edile ed una fattoria; con l’azienda agricola produciamo latte ed esportiamo frutta e pomodori in tutto il Sudamerica. Sul calcio e il Napoli? Sono sincero il calcio mi manca tanto, vorrei correre, dribblare e tirare come facevo una volta. Anche dalla Colombia non mi perdo una partita del Napoli, faccio sempre il tifo per gli azzurri. La città, come i tifosi, mi è rimasta nel cuore, sui social ancora oggi ricevo tantissimi messaggi, loro mi amano e io amo loro. Scudetto? Conte è un grande allenatore, la società è solida, i giocatori hanno grinta e spero che a maggio possano festeggiare un altro Scudetto. Il ritorno in Champions? Finì 1-1 la gara con l’Inter, segnammo io ed Eto’o. Ero un ragazzino che giocava per strada in Colombia e mi sono ritrovato a sfidare Manchester City, Bayern Monaco e Chelsea. La musichetta ce l’ho ancora nella testa. L'addio sfumato? Mi cercò il Barcellona e poi la Juventus; io avevo raggiunto un accordo con Giuseppe Marotta, mancavano solo le firme finali, ma devo dire la verità, cambiai idea nell’amichevole contro il Galatasaray al San Paolo. I tifosi mi fischiavano, ma io feci gol e chiesi scusa alzando le braccia, i fischi continuarono poi si alzò il coro ‘chi non salta juventino è’ e iniziai a saltare anche io. Decisi di restare per amore della gente, che mi voleva bene e io non potevo tradirla, ringrazierò Napoli a vita per tutto quello che mi ha dato. L'infortunio? Non riuscivo più a rendere in campo, il mio ginocchio non mi consentiva di giocare al massimo dei miei livelli. In realtà già a 10 anni mi venne detto che avrei avuto grossi problemi nella mia carriera e purtroppo così fu. Il rapporto con la società? Quando smisi di allenarmi e giocare iniziarono a girare tante voci su di me, ma non posso dire nulla al presidente De Laurentiis, che ho sempre rispettato e anzi lo ringrazio per avermi concesso l’onore di aver vestito la maglia azzurra. La vita adesso? Voglio solo tanta salute per me e la mia famiglia. Mi sento fortunato per quello che ho, desidero vivere una lunga vita con mia moglie e i miei figli“.


DAZN - Parolo: "L’Inter ha un solo risultato a Napoli per cambiare le gerarchie"

Marco Parolo, ex centrocampista, ha rilasciato alcune dichiarazioni a "Serie A Show" su DAZN a proposito dell'Inter nella lotta scudetto col Napoli. Ecco quanto evidenziato da "Napoli Magazine": "Al netto di tutta questa trafila, l'Inter ha la possibilità ad oggi di andare a Napoli e fare uno scontro diretto e cambiare un po' le gerarchie di questo campionato, quindi nulla è perduto. E' vero che se l'Inter avesse fatto più punti si parlava di un altro campionato, di una Inter che era già in fuga, ma l'Inter quest'anno con l'obiettivo Champions, con la Champions allargata, con 8 partite nel girone, sforzi maggiori e mancanza di apporto di altri attaccanti per la zona gol e quindi caricare tanto Lautaro e Thuram che purtroppo non ti possono fare tutta la stagione a quel livello, può far fatica, adesso c'ha la partita di Napoli e c'ha un unico risultato".