È stata Alarm Phone a lanciare l'allarme, dopo aver raccolto la chiamata di una barca in avaria proveniente da Al Khoms (Libia). A bordo vi sono 150 persone, di cui 50-60 donne e 30 bambini. Il motore dell'imbarcazione ha smesso di funzionare e al momento della segnalazione non vi erano navi in vista.

Alarm Phone ha avvertito le autorità italiane e maltesi della situazione in atto intorno a mezzogiorno.

Poiché le condizioni meteo nel Mediterraneo centrale sono migliorate rispetto ai giorni scorsi, sono riprese le partenze dalla Libia, nonostante che in mare non vi sia la presenza di navi delle Ong a fare da polo di attrazione, smentendo, pertanto, la "teoria" propagandata dal nostro Governo.

Successivamente, dall'imbarcazione in difficoltà le persone a bordo hanno detto agli operatori di Alarm Phone di vedere una barca, ma in lontananza. Sono stati sorvolati anche da un aereo sopra di loro. Il loro timore era di finire di nuovo tra le "grinfie" dei libici.

Detto fatto. Le autorità maltesi hanno comunicato che l'imbarcazione non si trovava nel tratto di mare SAR di loro competenza. Lo stesso, le autorità italiane hanno informato Alarm Phone che non avevano competenza per intervenire, dicendo che avevano informato la Guardia costiera libica. 

Qualcuno avrà certezza che quelle persone saranno realmente tratte in salvo? No. E non dobbiamo neppure dimenticare che, comunque, nel caso vengano salvate saranno riportate di nuovo in Libia, Paese che la comunità internazionale non riconosce come porto sicuro di approdo.

Secondo l'ultimo rapporto "Viaggi Disperati" pubblicato dall'UNHCR, in media sei persone hanno perso la vita nel Mediterraneo ogni giorno: 2.275 persone sarebbero morte solo nel 2018, nonostante il calo considerevole del numero di quanti hanno raggiunto le coste europee. In totale, sono arrivati 139.300 rifugiati e migranti in Europa, il numero più basso degli ultimi cinque anni.

Il rapporto descrive come un cambio delle politiche adottate da alcuni Stati europei abbia portato al verificarsi di numerosi incidenti in cui un numero elevato di persone è rimasto in mare alla deriva per giorni, in attesa dell'autorizzazione a sbarcare.

La navi delle ONG e i membri degli equipaggi hanno subito crescenti restrizioni alle possibilità di effettuare operazioni di ricerca e soccorso.

Lungo le rotte dalla Libia all'Europa, una persona ogni 14 di quelle dirette in Europa ha perso la vita in mare, un'impennata vertiginosa rispetto ai livelli del 2017. Altre migliaia di persone sono state ricondotte in Libia, dove hanno dovuto affrontare condizioni terribili nei centri di detenzione.