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Una cosa vera che ha raccontato Marco Accetti è il furto della bara di Katy Skerl.
Lui colloca l’episodio nell’anno 2005, probabilmente innescato da una strana telefonata, arrivata alla trasmissione di “Chi l’ha visto?” giorno 11 luglio 2005.
La voce recitava testualmente: "Riguardo al fatto di Emanuela Orlandi, per trovare la soluzione del caso, andate a vedere chi è sepolto nella cripta della Basilica di Sant'Apollinare (ndr. De Pedis) e del favore che Renatino fece al cardinal Poletti. E chiedete al barista di via Montebello (ndr. il padre di Mirella Gregori) che pure la figlia (ndr. Mirella) stava con lei, con l'altra Emanuela... e i genitori di Emanuela sanno tutto. Però siete omertosi, non direte un cazzo come al solito".
Se così fosse, chi aveva ucciso la ragazza, lasciandole probabilmente tra i capelli tracce del proprio DNA, si era immediatamente preoccupato dopo la suddetta telefonata, a tal punto di far sparire quelle “tracce genetiche” che nel 1984, quando Katy venne uccisa, erano ancora poco usate dagli inquirenti.
Ma qui la riflessione deve essere più acuta.
Quanti di noi hanno il proprio DNA schedato negli archivi delle procure? Oppure, quanti di noi, per vari motivi, possono essere oggetto di indagini per omicidio con conseguente controllo del profilo genetico? Ovviamente molto pochi.
È ovvio che se fossero state trovate tracce di DNA sul corpo di Katy Skerl i “nomi” che avevano girato negli anni passati sia per la Gregori che per la Orlandi, sarebbero stati oggetto d’indagine.
In poche parole persone che uccisero la ragazza erano già note alle Procure, oppure sarebbero stati oggetto di attenzioni da parte della magistratura.
QUALCUNO ERA ANCORA IN VITA?
Sicuramente quella telefonata a “Chi l’ha visto?” aveva acceso l’allarme.
La soluzione fu quella di rubare il corpo con la bara e poi preoccuparsi di farlo sparire, probabilmente venne incenerito.
La tomba di Katy era posizionata al cimitero monumentale del Verano, al riquadro 115 seconda fila dal basso. L'estumulazione di una bara richiede parecchi permessi, una ditta specializzata, mezzi e uomini. Pensate veramente che uno qualunque possa munirsi di tutto questo?
Per i documenti bisognerebbe avere:
Richiesta di estumulazione
· Autorizzazione sanitaria
· Certificato di morte
· Autorizzazione al trasporto funebre
· Documentazione relativa alla nuova sepoltura
· Eventuale nulla osta dell'autorità giudiziaria
Per i mezzi almeno un carro funebre. Per la manodopera dai 4 ai 6 lavoranti capaci di prelevare il pesante fardello. Inoltre bisognava sradicare il blocco di cementizio posto dietro la lapide di marmo e quindi essere muniti di attrezzi adeguati, come scalpelli e mazze.
Tuttavia le stranezze non finiscono qui.
Il blocco di cemento quadrato che viene posto a sigillo del loculo sparisce con la bara. Che senso ha prelevare un oggetto così inutile, che pesa almeno 15 Kg e portarselo dietro?
Uno solo: era stato toccato con le mani e con le dita. Infatti, se basta poco sforzo e solo un paio di guanti per muovere la piccola lapide e spostarla temporaneamente (ricordiamoci che dopo il furto della bara la lapide venne riposta dov’era), per il blocco di cemento è più complicato: bisogna toglierlo con la forza bruta.
Si può procedere scalpellando sui bordi, cosa più probabile, oppure facendo molto più rumore e frantumarlo con delle mazze e/o martelli pneumatici.
In questo caso ipotizziamo il primo metodo, lo scalpello. Il punto di appoggio è proprio il centro del blocco di cemento e le mani e le dita sicuramente lo toccarono in modo evidente.
Fu questo è il motivo per il quale il pesante manufatto venne fatto sparire e poi, come dice Accetti (ma anche qui poco credibile), gettato nel Tevere proprio dalla campata principale di ponte Vittorio Emanuele II, uno dei ponti più in vista e trafficati di Roma.
Quello che lega Katy Skerl al caso di Emanuela Orlandi è Mirella Gregori è la stessa radice.
Le stesse persone implicate per Emanuela e Mirella, ovvero le stesse figure già note o “notabili” agli organi inquirenti, furono coloro che ebbero necessità di far scomparire una bara e il suo contenuto.
C’è però un’importante constatazione da fare: i permessi per entrare al Verano e trasportare una bara, i contatti con la malavita che fornì la manovalanza e il tacito assenso di molti organi preposti alla vigilanza del cimitero, sono di facile reperimento solo se inseriamo nello scenario il Vaticano.
E così fosse non possiamo escludere che queste figure erano parte della Santa Sede, magari appartenenti ali servizi di vigilanza. Uno per tutti Raoul Bonarelli, citato nel caso Gregori, sulla cui attività venne addirittura formulata un’interrogazione parlamentare n. 4/16353 presentata da Maurizio Turco (partito democratico) in data 30/05/2012, che trovate al sottostante link:
https://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic4_16353_16
Ricapitolando:
- La telefonata del 2005 a “Chi l’ha Visto?” cita il caso Gregori-Orlandi.
- Nel 2005 scompare la bara di Katy Skerl
- Bonarelli è noto alla famiglia Gregori in quanto riconosciuto dalla madre di Mirella
Bonarelli viene intercettato il 12 ottobre 1993, alla vigilia del suo interrogatorio in Procura, mentre parlava con il suo capo Camillo Cibin, comandante della Gendarmeria, mentre parlava di Emanuela Orlandi
È tutto collegato, ed è tutto collegabile: ecco le domande fondamentali:
- A cosa e a chi servivano le ragazze e per quali fini?
- Come mai erano tutte bellissime nel volto e nel fisico?
- Perché, in un modo o nell’altro, avevano avuto contatti con personaggi appartenenti al Vaticano?
I festini e le orge che padre Amorth menziona in una sua intervista non erano cose inventate.
Serviva un gruppo di lavoro finemente preparato all’adescamento delle giovani donne.
Il caso di Emanuela Orlandi ha però (cit. del Dott. Capaldo in commissione Bicamerale) un mandante ed un fine diverso.
La ragazza serviva per far diventare il Vaticano vittima di un ricatto legato alla liberazione di Ali Agca, per distrarre e nascondere le nefandezze dell’operazione anti-comunista messa in atto da Papa Giovanni Paolo II. Spesso si dice anche che la stessa famiglia di Emanuela avesse acconsentito a questa messa in scena della durata di 2 o 3 settimane.
Il caso Orlandi fu solo un caso “Vaticano”, messo in atto dalle stesse persone che si occupavano di reperire ragazze per un gruppo di “miserabili curiali” interessati alle vicende sessuali.
Prima del 22 giugno Emanuela rivelò ad una sua amica, di aver ricevuto attenzioni indesiderate da un ecclesiastico di alto rango dentro le mura vaticane.
Quando arrivò il momento del “finto rapimento” il cosiddetto “alto prelato” avrebbe avuto il potere di cambiare le carte in tavola fin da subito per realizzare i suoi desideri sessuali?
Sarà passata per le mani vogliose di questo “scellerato” che l’aveva molestata qualche tempo prima? Sarà la stessa sera che verrà seviziata ed abusata?
E poi, se era tutto concordato, che bisogno c’era di sedarla, come dal racconto della Minardi, quando viene portata verso l’EUR?
Fu questo il favore chiesto dal Cardinal Poletti a Enrico De Pedis, che per ricompensa postuma, oltre quella economica dell’epoca, sarà sepolto nella basilica di Sant'Apollinare? E come non menzionare anche lo stesso Monsignor Vergari, ex rettore della Basilica?
Dopo il finto rapimento e i successivi abusi, la povera ragazza, rientrerà in Vaticano da Porta Sant’Anna, una notte di luglio 1983(?)
Se così fosse Emanuela potrebbe essere ancora viva ma senza più ricordi. Una donna con il cervello lobotomizzato che viene spostata da qualche parte del mondo, per non parlare mai più.