«Donald Trump, Jr. is both a patriot and a good man. He has been relentless in his advocacy for his father and the agenda that has helped turn our country around. ...»

Così inizia la dichiarazione di Steve Bannon, rilasciata domenica 7 gennaio, in cui l'ex ideologo di Donald Trump scagiona Junior, il figlio maggiore del presidente, dalla sua precedente accusa, riportata nel libro Fire and Fury di Michael Wolff, in cui lo indica come sovversivo e antipatriottico per essere stato artefice di un incontro avvenuto nella Trump Tower con una delegazione russa per ottenere informazioni che potessero danneggiare l'altra candidata nella corsa alle presidenziali, Hillary Clinton.

In pratica, nella dichiarazione odierna Bannon non nega che quanto riportato da Wolff nel suo libro sia accaduto, ma dice che lui ha fatto confusione per quanto riguarda i suoi commenti in relazione a quell'incontro, dichiarando che sono scaturiti dalle sue precedenti «esperienze di vita come ufficiale navale a bordo di un cacciatorpediniere la cui missione principale era quella di dare la caccia ai sottomarini sovietici durante gli anni in cui Reagan era presidente e quando il nostro obiettivo era la sconfitta dell'impero del male...

I miei commenti erano rivolti a Paul Manafort, un esperto professionista di campagne con esperienza e conoscenza di come operano i russi. Avrebbe dovuto sapere che sono ipocriti, astuti e non sono nostri amici. Lo ribadisco, quei commenti non erano rivolti a Don Jr. [Donald Trump Junior].»

Bannon conclude poi la sua dichiarazione scusandosi per non aver chiarito subito le inesattezze che riguardavano il figlio maggiore di Trump e che ciò «abbia distolto l'attenzione dalle conquiste storiche del presidente nel primo anno della sua presidenza.»

Pertanto, da quello che si può riassumere in base a tale dichiarazione, Bannon non nega che l'incontro si avvenuto, ma ne fa ricadere tutta la responsabilità su Paul Manafort, che è stato responsabile della campagna di Trump per le presidenziali da giugno ad agosto del 2016.

Da Donald Trump senior e Paul Manafort, per il momento, ancora nessun commento.