La kermesse bolognese quest' anno ha consacrato la musica afroamericana con l'ottimo documentario su Bill Frisell.

 

Da sempre attenti al panorama musicale internazionale, in particolare per quello che riguarda la musica pop, quest' anno l' affermatissimo Festival dedicato alle biografie, ha voluto dedicare al jazz un documentario di indubbio interesse che ci racconta di uno dei maggiori maestri della chitarra moderna: Bill Frisell.

Realizzato da Emma Franz, anche lei jazzista e cantante, "Bill Frisell: A Portrait" ci accompagna nei suoi 114 minuti di durata, a fare conoscenza con questo eclettico musicista, che è riuscito a conservare malgrado fama e popolarità, una dote rara, l' umiltà, che in lui si accompagna ad un incessante e sincero desiderio di ricerca.

William Richard Frisell, in arte Bill, nasce nel 1951 a Baltimora, ma presto si trasferisce a Denver, nel Colorado, dove inizia gli studi musicali studiando clarinetto. Passato poi alla chitarra, studia alla Berkley school di Boston con il grande Jim Hall.

Il successo arriva quando Pat Metheney, impossibilitato a raccogliere l'invito di Paul Motian a suonare nel suo gruppo, gli suggerisce il giovane Frisell, che diverrà così il chitarrista session man della ECM realizzando numerosi album con la prestigiosa etichetta.

Il documentario ci racconta la figura di Frisell, seguendolo in diversi momenti "musicali" della sua vita. Molto interessante quando Bill, nella tranquillità della sua casa, ci racconta di come nascono le sue composizioni, mostrandosi in tutta la sua grandezza artistica non disgiunta da una sorprendente semplicità.

E si che Bill potrebbe ben rappresentare una pagina degli ultimi 40 anni della storia del jazz e non solo, avendo spaziato in un repertorio di artisti provenienti dai settori più disparati: da Madonna ad Arto Lindsay da Elvis Costello a Dylan, per non parlare di tutti i piùgrandi jazzisti, non c'è musica che Bill non abbia suonato sempre con originalità ed innovativo spirito di ricerca creativa.

Bill, lo ricordiamo, si era trasferito da New York, dove aveva lavorato con il grande maestro del free jazz John Zorn, a Seattle nel 1988 dove si era dedicato tra l' altro alla musica per cinema, "sonorizzando" i film di Buster Keaton. Di quel periodo sono i suoi capolavori "Have a little faith" e "This Land" con tutte composizioni originali. Impossibile in poco spazio parlare delle innumerevoli collaborazioni e creazioni originali di Bill Frisell, che continua a stupire per la dolcezza del "tocco" chitarristico che ne fa, lo ripetiamo, un autentico alfiere della chitarra jazz moderna.

Brava dunque Emma Franz ad avergli dedicato questo documentario coraggioso e merito del Biografilm Festival di Andrea Romeo di averlo presentato, unico Festival in Italia a regalarci alcune "chicche" che purtroppo in pochi vedranno.

 

di Luigi Finelli