“Oggi siamo presenti con un segno tangibile. Un’occasione per mostrare la nostra vicinanza agli ultimi. Vicinanza che rinnoviamo, giorno dopo giorno, andando ben oltre l’assistenza materiale. I volontari della Società di San Vincenzo De Paoli visitano i più fragili, mostrano attenzione, cura, condividono le loro sofferenze, instaurano relazioni durature nel tempo”, così Stefania Leoni, socia delle Conferenze di San Vincenzo De Paoli del Consiglio Centrale di Roma.

Quest’anno la Società San Vincenzo De Paoli, insieme agli altri membri della Famiglia Vincenziana Italia, ha consegnato 1.500 zaini contenenti prodotti per la cura e l’igiene personale ed altri generi di conforto alle persone che hanno partecipato al pranzo con Papa Francesco in Vaticano domenica 17 novembre. 

“La consegna di un pacco viveri o di un sostegno economico non è il fine dell’incontro, ma solo un mezzo per instaurare una relazione duratura nel tempo”, ribadisce Stefania Leoni.

Prima della Santa Messa, il Santo Padre ha benedetto simbolicamente 13 chiavi, che rappresentano i 13 Paesi in cui la Famiglia Vincenziana promuoverà soluzioni abitative nell’Anno Giubilare: Siria, Australia, Brasile, Cambogia, Repubblica Centrafricana, Cile, Costa Rica, Italia, Senegal, Tanzania, Tonga, Regno Unito e Ucraina. Finora – dal 2013 – la Campagna “13 Case” ha ospitato e aiutato oltre 10.000 persone in 70 Paesi del mondo. 

La Società di San Vincenzo De Paoli da 191 anni è accanto agli ultimi, ai vulnerabili, agli invisibili. Ogni giorno la Società di San Vincenzo De Paoli si fa prossima all’umanità ferita grazie al sostegno di oltre 11.300 soci e volontari che, in tutta Italia, supportano 30.000 famiglie - più di 100.000 persone -. I volontari della Società di San Vincenzo De Paoli incontrano i più fragili visitandoli nelle loro case, negli ospedali, nelle residenze per anziani, nelle strade e perfino nelle carceri. Perché il vincenziano rappresenta, per chi gli si affida, un punto di riferimento, un confidente, un amico, una guida saggia e non soltanto una persona che eroga servizi. Così il volontario, coinvolgendo le famiglie in un percorso di crescita personale, diventa anche stimolo a migliorarsi e cercare di acquisire nuove competenze da spendere nel mondo del lavoro, ad adottare stili di vita più consapevoli e a ritrovare il proprio posto nella società.

“In tutto il Paese – dichiara Paola Da Ros, Presidente della Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV – si moltiplicano le iniziative a favore dei bisognosi: raccolte di alimenti, pranzi ed altre attività da svolgere insieme come le visite ai musei o la partecipazione a spettacoli teatrali.È un modo di aiutare – prosegue la Presidente Da Ros – che non si limita a risolvere una criticità immediata, ma produce cambiamenti e risultati che si mantengono nel tempo”.

“La Giornata Mondiale dei Poveri è per tutta la Chiesa un’opportunità per prendere coscienza della presenza dei poveri nelle nostre città e comunità, e per comprendere le loro necessità”, afferma Padre Valerio Di Trapani CM, Visitatore della Provincia d’Italia dei Padri della Missione.

Il 17 novembre 2024 ogni uomo è stato chiamato a vivere un momento di riflessione attorno al tema “La preghiera del povero sale fino a Dio” (cfr Sir 21,5) con cui il Papa ha voluto ribadire che i poveri hanno un posto privilegiato nel cuore di Dio, che è attento e vicino a ognuno di loro.  

Per la Società di San Vincenzo De Paoli questo rappresenta la quotidianità:

“Accanto ai vincenziani che svolgono la visita a domicilio – conclude la Presidente Paola Da Ros - da nord a sud, le nostre strutture si fanno carico delle sfide sociali più complesse: accoglienza temporanea, condomini, negozi ed empori solidali, mense, dormitori, ambulatori, borse lavoro, laboratori di cucito e cucina, centri per il doposcuola e altre iniziative di sostegno allo studio e persino una stireria solidale”.

Raccomandava il fondatore della Società di San Vincenzo De Paoli, il beato Federico Ozanam: «L’assistenza umilia quando si preoccupa soltanto di garantire le necessità terrene dell’uomo, ma onora quando unisce al pane che nutre, la visita che consola, il consiglio che illumina, la stretta di mano che ravviva il coraggio abbattuto, quando tratta il povero con rispetto» (da “L’assistenza che umilia e quella che onora”, L’Ere Nouvelle, 1848).