Dall'Altare della Cattedra nella basilica di San Pietro, con il trono di Pietro e la scultura del Bernini sullo sfondo, Papa Francesco ha celebrato questo venerdì una messa per i migranti.

Più di 200, tra rifugiati e persone che se ne prendono cura, hanno partecipato alla celebrazione che ricorda la visita che cinque anni fa, l'8 luglio del 2013, che il Papa fece a Lampedusa, primo viaggio del Pontificato non programmato ma voluto per porre l'attenzione su quella che Francesco ha definito la "globalizzazione dell’indifferenza" sul dramma delle migrazioni.

«Qualche buonista milionario vuole un'immigrazione fuori controllo, ma io penso che la stragrande maggioranza degli italiani voglia tranquillità, ordine e rispetto. Sbaglio?» E chissà se la solfa giornaliera di Salvini, riassunta nella precedente frase, non abbia incluso anche il Papa nel novero dei buonisti milionari per aver avuto l'ardire di celebrare una messa per i migranti e non per gli italiani che, ormai è noto, vengono prima... qualunque cosa possa voler dire!


Nell'Omelia, rifacendosi alle parole del profeta Amos (8,4.11), Francesco le ha volute riportare come monito di «bruciante attualità», per ricordare le vittime di quella cultura dello scarto che includono anche migranti e rifugiati «che continuano a bussare alle porte delle Nazioni che godono di maggiore benessere».

«Cinque anni fa - ha proseguito Francesco - durante la mia visita a Lampedusa, ricordando le vittime dei naufragi, mi sono fatto eco del perenne appello all’umana responsabilità: "Dov’è il tuo fratello? La voce del suo sangue grida fino a me, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi" (Insegnamenti 1 [2013], vol. 2, 23). Purtroppo le risposte a questo appello, anche se generose, non sono state sufficienti, e ci troviamo oggi a piangere migliaia di morti.»

«Di fronte alle sfide migratorie di oggi, l’unica risposta sensata è quella della solidarietà e della misericordia; una riposta che non fa troppi calcoli, ma esige un’equa divisione delle responsabilità, un’onesta e sincera valutazione delle alternative e una gestione oculata. Politica giusta è quella che si pone al servizio della persona, di tutte le persone interessate; che prevede soluzioni adatte a garantire la sicurezza, il rispetto dei diritti e della dignità di tutti; che sa guardare al bene del proprio Paese tenendo conto di quello degli altri Paesi, in un mondo sempre più interconnesso. E’ a questo mondo che guardano i giovani.»

Francesco ha poi rivolto anche il seguente appello a chi governa: «Seguiamo con attenzione il lavoro della comunità internazionale per rispondere alle sfide poste dalle migrazioni contemporanee, armonizzando sapientemente solidarietà e sussidiarietà e identificando risorse e responsabilità.»

A conclusione dell'omelia, ha rivolto a soccorritori e migranti presenti alcune parole in spagnolo per esprimere, ai primi, la sua gratitudine «per aver incarnato oggi la parabola del Buon Samaritano» e ai secondi «solidarietà e incoraggiamento», chiedendo loro di «continuare ad essere testimoni di speranza e lavorare nel percorso di integrazione», rispettando la cultura e le leggi del Paese che li ha accolti.