Inizialmente ritenuto parte lesa, in quanto terminale passivo di un tentativo di corruzione, il presidente leghista della Regione Lombardia, Attilio Fontana, risulta ora indagato per abuso d'ufficio.
Tanto tranquillo, Fontana sul suo operato non lo doveva essere da giorni, se la scorsa settimana si era recato in procura per accertarsi se le voci che si rincorrevano di una imminente indagine della magistratura fossero attendibili.
Fontana è finito nell'inchiesta a seguito delle intercettazioni cui era stato sottoposto Gioacchino Caianello, esponente di Forza Italia e personaggio su cui si incentra l'inchiesta per le tangenti sugli appalti e il favoreggiamento della 'ndrangheta.
Il presidente si sarebbe rammaricato per la mancata rielezione alle ultime regionali di Luca Marsico, anche lui di Forza Italia e socio del suo studio legale, e aveva manifestato la volontà di risarcire in qualche modo Marsico.
A questo punto gli era venuto in aiuto Caianello, proponendogli uno scambio: tu nomini alla direzione Formazione della Regione quello che ora è il direttore di Afol Metropolitana, certo Giuseppe Zingale, che in cambio, prima di lasciare Afol, siglerà un contratto per l'affidamento di consulenze del valore di circa 90mila euro all'anno in favore del "nostro amico di studio".
Il presidente della Regione non aveva opposto un netto rifiuto, ma aveva detto di volerci pensare, salvo poi in un'intercettazione del marzo 2018, manifestarsi meno disponibile e affermare di essere alla ricerca di un'alternativa.
Ed effettivamente ha percorso un'altra strada rispetto a quella proposta da Caianello, nominando il suo socio membro di un cosiddetto "Nucleo di valutazione degli investimenti pubblici", posizione che gli vale 11.500 euro/anno e 180 euro a seduto.
Purtroppo, e questo Fontana se lo doveva immaginare, gli inquirenti, quando hanno scoperto che fine aveva fatto Marsico, non hanno potuto esimersi dall'indagarlo per abuso d'ufficio.
Solite dichiarazioni da parte dell'indagato, che sostiene che la nomina è stata fatta sulla base di competenze professionali evidenti e si dice sicuro di poter dimostrare la sua correttezza.
Naturalmente, da Salvini sempre le stesse dichiarazioni che ormai sono la prassi in questi casi, fra l'altro sempre più frequenti in casa leghista, tanto che non vale nemmeno la pena di riportarle.