Alla Camera, da lunedì 26 novembre inizia l'esame del "disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, recante disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata"... in pratica, il cosiddetto decreto Sicurezza o decreto Salvini che dir si voglia.

Il decreto arriva nell'aula della Camera blindato dopo che venerdì scorso, in Commissione Affari costituzionali, si è rinunciato ad esaminare alcuni aspetti che lo caratterizzano e che presentano "profili di criticità, più volte sollevati sin dall'inizio e in contrasto con le garanzie dei diritti sanciti nelle Convenzioni internazionali."

Nel precedente virgolettato è riportato il giudizio dell'Anpi che invita Parlamento e Governo a rivedere il decreto sicurezza, promuovendo per oggi, a partire dalle ore 15, in Piazza Santi Apostoli a Roma un presidio pubblico, in collaborazione con Libera, Acli, Arci, Avviso Pubblico, Legambiente, Cgil, Cisl, Uil.

"In dettaglio – scrivono le Associazioni e i Sindacati – destano grande preoccupazione le disposizioni relative alla protezione umanitaria e immigrazione - su cui anche il Consiglio superiore della magistratura ha rilevato aspetti di incostituzionalità – e che appaiono essere più come una risposta simbolica all'opinione pubblica che ai problemi concreti della protezione e della integrazione. 

Questo decreto che si appresta a diventare legge non promuove dignità, ma la toglie, ad esempio alle persone che hanno intrapreso un percorso di integrazione, lavorano in attesa del riconoscimento dello status di rifugiato e in caso di diniego perdono il lavoro e il diritto di permanere sul territorio italiano, incentivando in tal modo sfruttamento e lavoro irregolare.

Preoccupano fortemente, altresì, le disposizioni relative all'ordine pubblico e sicurezza, che richiederebbero interventi di diversa natura mirati a favorire le politiche di inclusione sociale, a garantire il diritto all'abitare, alla salute e a tutti i servizi socio-sanitari per le persone in condizioni di povertà, fragilità ed emarginazione.

Fino alla vendita ai privati dei beni confiscati ai mafiosi e ai corrotti, perché, tramite aste pubbliche, anziché riutilizzarli per finalità pubbliche e sociali come prevede la legge n. 109/96, si vuole dare un messaggio culturale in direzione opposta, favorendo inevitabilmente gli acquisti attraverso prestanomi dalla faccia pulita, come già evidenziato da molti magistrati.

Non possiamo permettere che le ricchezze accumulate con denaro frutto del compimento di gravi reati ritornino nelle mani di chi li ha commessi. Tutto il maltolto deve diventare bene comune rappresentando il segno del riscatto di un'Italia civile e responsabile, onesta e coraggiosa."

Riuscirà l'iniziativa sopra annunciata a far capire ai deputati della maggioranza gli errori del decreto? Sicuramente no.

Ma è evidente che, nel caso in cui quanto preteso da Salvini diventi legge, aumenterà il numero di migranti per le strade, senza supporto e senza tutela, facile preda di organizzazioni criminali, mentre lquest'ultime, quasi certamente a prezzi stracciati, rientreranno in possesso dei beni che in precedenza erano stati loro sequestrati. E tutto ciò viene definito "sicurezza".