Esteri

Etichettare terroristi i palestinesi non risolverà il problema dell'apartheid messo in atto dallo Stato ebraico

Si chiamava Yonatan Deutsch, aveva 23 anni ed abitava a Beit She'an in Galilea. Stava viaggiando sulla Route 90, la principale arteria che collega Israele da nord a sud, attraversando la Cisgiordania. Una strada che ai palestinesi è vietato percorrere.

Nei pressi dell'incrocio di Mehola, il mezzo su cui viaggiava (lo stesso è accaduto ad un'altra auto), è stato colpito da proiettili calibro 5,56 mm (un'arma militare) sparati da alcune centinaia di metri. Il giovane israeliano, membro di un movimento religioso giovanile sionista, è morto poco dopo l'arrivo dei soccorsi.

L'IDF ha avviato una caccia all'uomo per uccidere - questo è quello che di solito fa - i responsabili, indicati come "terroristi palestinesi".

Quanto avvenuto qualche ora fa è la cronaca di un attentato della resistenza palestinese contro un israeliano, cittadino di un Paese che occupa da decenni un territorio non suo, dove sta praticando una politica di apartheid. 

Gli ucraini che ammazzano i russi, militari e civili, sono descritti dall'occidente come degli eroi perché si oppongono ad un invasore, e a tale scopo vengono finanziati con miliardi di euro e dollari, soprattutto militarmente. I palestinesi che - quasi all'arma bianca - cercano di difendersi come possono dalle quotidiane angherie dell'esercito israeliano e dei coloni ebrei sono invece etichettati come terroristi.

Da notare che i cosiddetti terroristi palestinesi fanno solo una minuscola parte di ciò che facevano le organizzazioni terroristiche ebraiche (Irgun e Lehi) in Palestina prima della costituzione dello Stato di Israele. Eppure quei terroristi, guidati da Begin e Sharon, vengono definiti eroi. Poi, quei terroristi hanno proseguito le loro stragi apertamente con una divisa militare, quella dell'IDF, e clandestinamente, sotto la copertura dello Shin Bet.

Finché il cosiddetto occidente democratico continuerà ad ignorare la storia e ad interpretare la realtà in funzione di convenienze finanziarie e geopolitiche, la gente continuerà a crepare. 

E non è possibile festeggiare se a crepare siano dei palestinesi, mentre ci si deve rammaricare se a crepare siano degli ebrei israeliani. 

Se si vuole fermare questa assurdità animata dalla follia sionista che vuole impadronirsi della Palestina cacciando i palestinesi dalla Cisgiordania e da Gaza, l'unica strada è imporre sanzioni allo Stato di Israele, isolandolo come avvenne per il Sudafrica. 

Finché l'occidente democratico, paladino del diritto internazionale e dei diritti umani, continuerà a tutelare lo Stato canaglia di Israele, palestinesi e israeliani continueranno a crepare. Non è tanto difficile da comprendere.

Autore Giuseppe Ballerini
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