I suoi sono senza dubbio delitti di un’efferatezza imperdonabile ma Gaspare Spatuzza oggi è libero proprio per la legislazione voluta da Giovanni Falcone sui collaboratori di giustizia dimostratasi nei fatti efficace per sconfiggere Cosa Nostra dall'interno.

Lunghissima la sfilza di reati commessi. Si è autoaccusato di aver rubato la Fiat 126 impiegata come autobomba in via D’Amelio, dove il 19 luglio 1992 sono morti Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta. È uno degli autori materiali dell’omicidio di don Pino Puglisi nel 1993. Ha rapito il piccolo Giuseppe Di Matteo per vendicarsi del padre Santino e del suo pentimento. Gaspare Spatuzza ha ricevuto condanne per oltre quaranta omicidi.

Si può non perdonarlo - ed io sono dalla parte di chi non lo perdona - per ciò che ha fatto, ma la legge prevede quanto è accaduto e quindi giuridicamente la sua libertà è conforme alle norme al momento vigenti.

Con le sue rivelazioni tuttavia lo Stato ha vinto più volte. Ha vinto quando l’ha arrestato nel 1997 all’ospedale Cervello di Palermo. Ha vinto quando le sue dichiarazioni hanno permesso di svelare il depistaggio sulla strage di via D’Amelio. Ha vinto quando con la sua deposizione ha mandato a processo Matteo Messina Denaro per le stragi di Capaci e via D’Amelio. Ciò non toglie che io sia dalla parte del dolore e della rabbia delle vittime e dei loro familiari. Lo comprendo e lo rispetto nel profondo del mio cuore.

 

Vincenzo Musacchio, giurista e docente di diritto penale, è associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). E' ricercatore dell'Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. E’ stato allievo di Giuliano Vassalli e amico e collaboratore di Antonino Caponnetto.