Lo dice Paul Ingram, senior research associate del Center for the Study of Existential Risk dell'Università di Cambridge: "Non è solo il rischio di esplosioni e radiazioni, sono gli effetti climatici globali che farebbero la maggior parte di vittime".

Con l’annuncio del Doomsday Clock 2023, che ha portato le lancette del Giorno del Giudizio a 90 secondi dall’ora X (la mezzanotte, che corrisponde all’Apocalisse), arrivano già i primi commenti degli esperti, scienziati e studiosi di minacce esistenziali che familiarizzano col tema da tempo.

Paul Ingram, senior research associate presso il Center for the Study of Existential Risk dell'Università di Cambridge, ha affermato che la minaccia di una guerra nucleare e il cambiamento climatico sono tra i fattori principali che hanno spinto di più le lancette del simbolico orologio verso l’inesorabile “ora del destino”.

Ingram, che non è tra gli scienziati coinvolti nella decisione finale, ha affermato che “se dovesse scoppiare una guerra nucleare, miliardi di persone morirebbero a causa degli effetti successivi sul clima, che potrebbero causare fame di massa e altri disastri”.

“Non è solo il rischio delle detonazioni, delle esplosioni, delle radiazioni, di cui tutti sono a conoscenza, ma sono gli effetti climatici globali che probabilmente uccideranno la maggior parte delle persone a causa di una guerra nucleare, probabilmente nell'ordine dei miliardi” ha poi aggiunto Ingram.


Fonte: rainews.it