Al di là delle intenzioni ha un che di ironico e di sinistro il tweet con cui Jean-Claude Juncker annuncia la conclusione del programma triennale di sostegno alla Grecia, specialmente quando afferma che per il popolo greco adesso inizia un nuovo capitolo della sua storia.


In una nota, diffusa questo lunedì, la Commissione europea rende noto che si è concluso con successo il programma triennale di sostegno alla stabilità della Grecia nel quadro del meccanismo europeo di stabilità (MES).


Di che cosa si sta parlando? La Grecia si è avvalsa dell'assistenza finanziaria dell'Europa a partire dal 2010. L'8 luglio 2015 le autorità greche hanno richiesto un nuovo programma MES di sostegno alla stabilità. Il 20 agosto 2015 la Commissione europea ha sottoscritto, a nome del MES, il protocollo d'intesa per un programma triennale in tal senso.

"L'importo totale dei prestiti concessi alla Grecia dal 2010 ammonta a 288,7 miliardi di EUR, di cui 256,6 miliardi di EUR dai partner europei e 32,1 miliardi di EUR dal Fondo monetario internazionale (FMI).

Il 23 giugno 2018 l'Eurogruppo ha confermato che tutte le azioni prioritarie ai sensi del quarto e ultimo riesame del programma in questione erano state completate. Ha inoltre raggiunto un accordo su un pacchetto di misure incisive, volte a garantire che il debito greco sia sostenibile nel lungo periodo, e complementari alle misure a breve termine già adottate. Il 6 agosto 2018 il MES ha approvato un esborso finale di 15 miliardi di EUR finalizzati all'assistenza finanziaria."


Questa la dichiarazione ufficiale di Jean-Claude Juncker per commentare il raggiungimento dei "traguardi" ottenuti dalla Grecia: «La conclusione del programma di sostegno alla stabilità segna un momento cruciale per la Grecia e l'Europa. I partner europei hanno dato prova di grande solidarietà e il popolo greco ha affrontato tutte le difficoltà con coraggio e determinazione eccezionali. Mi sono sempre battuto perché la Grecia restasse al centro dell'Europa. Il popolo greco, che inaugura oggi un nuovo capitolo della sua storia millenaria, potrà sempre contare su di me come alleato, partner e amico."

Anche Pierre Moscovici, Commissario per gli Affari economici e finanziari, la fiscalità e le dogane, ha rilasciato in proposito una dichiarazione: «La conclusione del programma di sostegno alla stabilità è una buona notizia per la Grecia e per tutta l'area dell'euro. Per la Grecia e il suo popolo segna un nuovo inizio dopo otto anni particolarmente difficili. Per l'area dell'euro, mette simbolicamente fine a una crisi esistenziale. Le importanti riforme messe in atto dalla Grecia hanno preparato il terreno per una ripresa sostenibile, un terreno che ora deve essere curato e coltivato per consentire al popolo greco di cogliere i frutti dei suoi sforzi e sacrifici. L'Europa continuerà a sostenere la Grecia e il suo popolo.»


In che cosa è consistito il programma? La Grecia ha ricevuto 62 miliardi di euro ed in cambio ha accettato di essere "etero" governata per fare delle riforme dettate dai suoi sponsor.

Per la Commissione Ue i risultati ottenuti sono più che positivi. Nel 2017 le amministrazioni pubbliche della Grecia da un grave deficit di bilancio sono passate ad un avanzo dei conti che, "stando alle previsioni, dovrebbe essere possibile mantenere."

Anche il settore finanziario adesso si trova ora in una posizione più solida rispetto a prima "grazie a operazioni di ricapitalizzazione ben riuscite, alla riforma della governance bancaria e al lavoro fatto per attuare una strategia di riduzione dei crediti deteriorati", lavoro che però deve proseguire.

Poi è stato rivisto il sistema di gestione dell'amministrazione pubblica per migliorarne l'efficienza. Lo stesso per quello giudiziario.

Inoltre, "sono state poste in essere importanti misure strutturali con l'obiettivo di migliorare il contesto imprenditoriale e la competitività della Grecia, rendendola una destinazione attraente per gli investimenti e mettendo le imprese già esistenti nelle condizioni di crescere, innovare e creare posti di lavoro."
Infine, si sono poi fatti numerosdi interventi nel settore delle pensioni, della sanità e della previdenza sociale, compresa l'applicazione di un regime di reddito minimo garantito.

Secondo la Commissione Ue, "queste riforme, nel loro insieme, hanno gettato le basi per una ripresa sostenibile, creando le condizioni necessarie per la crescita sostenibile, la creazione di posti di lavoro e il risanamento delle finanze pubbliche negli anni a venire."

Questo un riassunto dei "risultati tangibili" che "hanno ristabilito l'ordine nelle finanze pubbliche, ridotto la disoccupazione e consentito la ripresa della crescita. La crescita economica è passata da -5,5% nel 2010 a 1,4% nel 2017 e, secondo le stime, si attesterà intorno al 2% nel 2018-2019. Il saldo di bilancio, che nel 2009 risultava negativo con un disavanzo del 15,1%, nel 2017 ha fatto registrare un avanzo dello 0,8% (pari a un avanzo primario del 4,2% in termini di programma). Secondo dati pubblicati di recente dall'autorità statistica ellenica, nel maggio 2018 i tassi di disoccupazione – per quanto ancora inaccettabili – sono scesi al 19,5%, tornando al di sotto del 20% per la prima volta da settembre 2011."

La Grecia, che rimarrà comunque un sorvegliato speciale, sarà d'ora in poi inclusa a pieno titolo nel semestre europeo di coordinamento delle politiche sociali ed economiche.


Quanto sopra riportato è come la Commissione europea ha descritto il proprio intervento ed i risultati ad esso legati. Dopo aver letto tutto ciò, però, sorge spontanea una domanda. Ma Juncker ed i suoi commissari in Grecia ci sono mai andati? Perché se lo avessero fatto e se avessero parlato con le persone che vivono in Grecia, senza contare quelle che invece sono praticamente fuggite dal Paese, allora l'entusiasmo per i conti verrebbe alquanto offuscato dalle condizioni in cui i greci, molti di loro, sono stati costretti a vivere, tanto che, ad esempio, persino le cure mediche per molte malattie sono adesso un lusso che pochi si possono permettere.

Ma di questo come di altri risultati simili, in special modo legati al welfare, l'Europa non ha detto nulla. Eppure anche quelli sono stati ottenuti grazie al "lavoro" di Juncker e della sua Commissione.