Viaggio nel mondo della scuola, luogo di crescita ma spesso teatro di dissidi tra gerarchie e protagonismo.

La scuola come punto di partenza per costruire il futuro, un futuro difficile e irto di difficoltà, la scuola come luogo di aggregazione e socializzazione in un mondo spesso privo di quei valori essenziali del vivere.

Questo in teoria dovrebbe essere il ruolo della scuola che sovente si dimostra fragile e debole al cospetto di scolari sempre più spaesati.

Una scuola fatta di materie, discipline, programmi, libri di testo, ma soprattutto fatta di maestri, professori, docenti, ai quali gli studenti si affidano per apprendere insegnamenti e buone maniere.


Della scuola dovremmo ricordare un insegnante che ci ha fatto amare una disciplina appassionandoci ad essa.
L’assenza di un incontro significativo priva l’esperienza scolastica della “dimensione affettiva”, dove stabilire una relazione con chi veicola un sapere, una relazione fatta di vicinanza e distanza, che ponga nella giusta prospettiva i ruoli senza snaturarli.

Invece accade non di rado che il docente o è lontanissimo,”quasi protetto” dalla propria disciplina, o troppo vicino tale da diventare ridicolo.

Atteggiamenti lontani dal concreto essere di un “educatore” che, in alcuni casi impone il suo carisma spesso “malato di protagonismo”.

Ripristinare i giusti equilibri e, nel peggiore dei casi allontanare questi “insegnanti” potrebbe rinnovare quel ruolo fondamentale che la scuola occupa nella società.