E' in corso lo sciopero generale che vede in piazza una triplice monca, orfana della Cisl che non ha risposto alla chiamata della Sinistra.
Uno sciopero proclamato da Cgil e Uil, per chiedere di cambiare la manovra di bilancio, aumentare salari e pensioni, finanziare sanità, istruzione, servizi pubblici e investire nelle politiche industriali.
Tutte rivendicazioni giuste e sacrosante che però vengono avanzate a 'babbo morto', ovvero quando nelle casse dello Stato non c'è rimasto il becco di un quattrino, ma solo una enorme e incolmabile voragine, quella del debito pubblico, resa ancora più profonda dal SuperBonus edilizio del 110 per cento!
Tutte rivendicazione giuste e sacrosante quelle di Cgil e Uil, che però, guarda un pò il caso, vengono tirate fuori proprio adesso che al governo non c'è la sinistra. Uno sciopero, quello di oggi, 'bollato' come uno sciopero 'politico', non indetto per sostenere i lavoratori e i cittadini, ma soltanto per dare una spallata al governo Meloni.
Certo che i lavoratori italiani vogliono più soldi in busta paga!
Certo che i pensionati vogliono un assegno adeguato al costo reale della vita!
Certo che tutti gli italiani vogliono scuole, ospedali e mezzi pubblici più efficienti!
Ma queste criticità non è che sono venute fuori tutte d'un botto, proprio adesso che al governo c'è il centrodestra! Sono decenni che gli italiani aspettano quelle stesse risposte che soltanto oggi il sindacato-costola-della-sinistra chiede alla Meloni!
Ma se al governo, invece della Meloni, ci fosse stata la Schlein ci sarebbe stata la stessa alzata di scudi del sindacato?
Ma se al governo, invece della Meloni, ci fosse stata la Schlein la sinistra avrebbe aumentato stipendi e pensioni, avrebbe eliminato le liste d'attesa per una tac, avrebbe messo in sicurezza il territorio, avrebbe fatto arrivare i treni in orario?
Ai sani di mente la risposta non mancherà di certo!
Insomma, lo sciopero generale indetto da Cigl e Uil, con la Cisl assente dalla mobilitazione, solleva questioni profonde che vanno oltre la dialettica politica. Certamente, le richieste avanzate - maggiori investimenti in salari, pensioni, sanità, istruzione, servizi pubblici e politiche industriali - sono temi che toccano le corde della quotidianità dei cittadini italiani. Tuttavia, il dibattito intorno a questo sciopero sembra essere inquinato da un'atmosfera polarizzata e da una retorica che vede la contrapposizione ideologica prevalere sull'analisi delle soluzioni pratiche.
La critica che si fa allo sciopero è duplice. Da un lato, viene evidenziata la difficoltà finanziaria dello Stato italiano, gravato da un debito pubblico storico e da scelte fiscali passate come il Superbonus 110%, che hanno drenato risorse ingenti. Dall'altro, si pone l'accento sul tempismo politico, sottolineando come rivendicazioni di lunga data emergano con maggiore veemenza in opposizione a un governo di centrodestra. È una questione di percezione: lo sciopero appare, agli occhi dei detrattori, più politico che sindacale.
Le criticità sollevate non sono certo nuove. Da anni, salari stagnanti, una sanità sotto pressione, trasporti inefficienti e un sistema scolastico da riformare costituiscono nodi irrisolti. È legittimo chiedersi se un governo di diversa matrice politica avrebbe affrontato o risolto questi problemi in modo più efficace, ma è altrettanto innegabile che tali sfide trascendono le singole legislature.
L’assenza della CISL rende la mobilitazione meno compatta, suggerendo una frattura tra le principali sigle sindacali su come affrontare la manovra economica. Questo indebolisce il fronte unitario che potrebbe dare maggiore forza alle rivendicazioni. Inoltre, la percezione che il sindacato sia troppo vicino a certe aree politiche, mina la sua capacità di porsi come rappresentante neutrale delle istanze dei lavoratori.
La dichiarazione di Maurizio Landini, "Vogliamo rivoltare il Paese come un guanto", evoca grandi ambizioni, ma rischia di rimanere uno slogan privo di concretezza se non accompagnato da proposte dettagliate, che fa un pò il verso ad un altro slogan, quello dei 5stelle quando sostenevano di "Voler aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno"... e poi tutti sappiamo come è andata a finire!
Il dibattito intorno a questo sciopero evidenzia una polarizzazione che rischia di sviare l’attenzione dal vero nodo: come affrontare i problemi strutturali dell’Italia con le risorse limitate disponibili. Il rischio è che, come spesso accade, le istanze dei lavoratori e dei cittadini rimangano schiacciate tra interessi politici contrapposti, senza che si arrivi a soluzioni praticabili.