Con la vicenda Deri e la riforma del sistema giudiziario, il nuovo governo Netanyahu è già nel caos
Quando ormai stava per scadere il tempo per presentare la lista dei ministri del proprio governo e ricevere la fiducia dalla Knesset, Netanyahu, sul filo di lana, era riuscito a trovare l'accordo per l'assegnazione delle poltrone, in modo da soddisfare in particolar modo gli appetiti dei partiti di estrema destra, determinanti per i numeri della maggioranza.
Per spianare la strada al nuovo esecutivo è stata però necessaria anche l'approvazione di una serie di modifiche legislative per permettere al ministro per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, di avere il controllo sul capo della polizia, al leader dello Shas Aryeh Deri di diventare ministro nonostante l'accusa di evasione fiscale che nella precedente legislatura gli fosse costata il seggio in Parlamento (dal quale si era dimesso nell'ambito di un patteggiamento con la Procura) e per far sì che due ministri potessero servire nello stesso dicastero, per permettere al leader di Sionismo Religioso, Bezalel Smotrich, di essere al contempo ministro delle Finanze e responsabile del ministero della Difesa per gli affari civili in Cisgiordania.
Adesso le cose per Netanyahu già si complicano.
Infatti, la Corte Suprema ha stabilito che Aryeh Deri non può ricoprire l'incarico di ministro dell'Interno e della Sanità affidatogli nel nuovo esecutivo per esser stato condannato per i reati che lo scorso anno lo avevano costretto a lasciare il seggio. Una sentenza che rischia di far implodere il governo appena nato. Infatti, Deri non vuole rinunciare all'incarico o alla meno peggio vuole comunque averne un altro, qualunque sia (ad esempio vice premier), pur di far parte dell'esecutivo.
Come se questo non fosse già un bel problema, la vicenda va ad ingigantire quella che è già in ebollizione: la volontà del governo di riformare il sistema giudiziario, comprimendo il ruolo della Corte Suprema, a cui vuole impedire di poter annullare leggi ritenute anticostituzionali.
In Israele non esiste una Costituzione, come ad esempio in Italia. Ci sono però alcune leggi, diciamo così, di ispirazione costituzionale che regolano l'attività legislativa della Knesset. Per la nuova maggioranza, però, i giudici della Corte Suprema non devono poter porre veti a ciò che il governo e il Parlamento decideranno di approvare... partendo dal principio che non essendoci una Costituzione scritta, le loro decisioni non hanno una base giuridica. Ma allora chi controllerà il governo? Per Netanyahu e soci, praticamente nessuno... eccetto i cittadini che andranno a votare bad ogni turno elettorale.
E questa sarebbe una democrazia? Per i quasi 100mila israeliani che lo scorso fine settimana sono scesi in strada per protestare (faranno lo stesso anche questo fine settimana), la risposta è no. Ma il sesto esecutivo Netanyahu sembra voler tirare dritto, anche se la vicenda Deri è un ulteriore motivo di tensione che non farà che alimentare la protesta degli oppositori.
Ma anche all'estero il nuovo governo d'Israele non è ben visto, proprio a causa degli estremisti di destra che ne fanno parte.
Tanto per capire di che pasta sono fatti, basti ricordare la registrazione dello spezzone di un suo colloquio privato, diffusa dall'emittente Kan in cui Bezalel Smotrich (leader di Sionismo Religioso) si descrive così:"Sono una persona di estrema destra, omofobo, razzista e fascista... ma la mia parola non è mai in questione. ... Fissiamo allora i nostri limiti: io non lapiderò omosessuali e tu non mi farai ingoiare gamberetti [vietati agli ebrei osservanti, ndr]".
In questi giorni, una delegazione di senatori statunitensi, sia democratici che repubblicani, in visita in Israele ha espressamente dichiarato di non voler incontrare i ministri Smotrich e Ben Gvir.
L'amministrazione Biden finora si è astenuta dal fare pubblicamente annunci analoghi, con il Segretario di Stato Antony Blinken che ha dichiarato che gli Stati Uniti valuteranno il nuovo governo israeliano in base alle sue politiche piuttosto che ai suoi componenti, mentre l'ambasciatore Tom Nides ha precisato che il principale interlocutore degli Usa nello Stato ebraico sarà il primo ministro Benjamin Netanyahu, che sarà ritenuto direttamente responsabile delle decisioni dei suoi partner.