In un momento in cui milioni di famiglie ed imprese sono costrette a farsi i conti in tasca per comprendere se e per quanto tempo le proprie economie reggeranno agli attacchi del virus invasore, è legittimo farsi una domanda. E magari anche più di una.
Il nostro Stato, tanto per cambiare, ci sta chiedendo tanto. Con il misero decretino “Toppa Italia”, al cui solo pensiero appaiono visioni mistiche fantozziane, è stato raggiunto il limite di sopportazione.
In questa situazione di eccezionale emergenza, grazie al tempo a disposizione tra le quattro mura domestiche divenute prigione, possiamo riflettere su cosa il nostro Stato ha fatto sin’ora per la nostra tutela, soprattutto a fronte dei sacrifici che ci sta richiedendo. #iorestoacasa e #tifacciodueconti.
Bastano pochi click per riscontrare un interessante studio della CGIA di Mestre, che ha raccolto ed elencato le principali inefficienze della nostra macchina pubblica ed i conseguenti effetti economici che queste criticità producono sul sistema economico italiano. Il risultato che ne è conseguito è imbarazzante. Stiamo parlando di oltre 200 miliardi di spreco ogni anno, a causa della cattiva gestione della Pubblica Amministrazione. Cifra due volte superiore al mancato gettito riconducibile all’evasione fiscale presente in Italia.
Queste le principali voci di inefficienza della macchina Stato italiana:
· il costo annuo sostenuto dalle imprese per la gestione dei rapporti con la PA (burocrazia) è pari a 57 miliardi di euro (Fonte: The European House Ambrosetti);
· i debiti commerciali della PA nei confronti dei propri fornitori ammontano a 53 miliardi di euro (Fonte: Banca d’Italia);
· il deficit logistico-infrastrutturale penalizza il nostro sistema economico per un importo di 40 miliardi di euro all’anno (Fonte: Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti);
· se la giustizia civile italiana avesse gli stessi tempi di quella tedesca, il guadagno in termini di Pil sarebbe di 40 miliardi di euro all’anno (Fonte: CER-Eures);
· sono 24 i miliardi di euro all’anno di spesa pubblica in eccesso che non ci consentono di abbassare la nostra pressione fiscale alla media UE (Fonte: Discussion paper 23 Commissione Europea);
· dulcis in fundo, gli sprechi, le inefficienze e la corruzione presenti nella sanità ci costano 23,6 miliardi di euro l’anno;
L’ultima è senza dubbio la voce che in questo periodo di emergenza sanitaria balza più all’occhio. La cifra spesa ogni anno dal nostro Stato per le inefficienze sanitarie italiane nella sostanza corrisponde alla somma stanziata dal decreto “Cura Italia” per fronteggiare l’eccezionale e gravissima situazione data dalla pandemia da Covid-19.
Pazzesco? Si. Arrabbiarsi? E’ Naturale. Soprattutto quando apprendiamo dalla protezione civile che le vittime da Coronavirus in Italia hanno nel frattempo raggiunto il triste primato mondiale superando quota 3.400. D’altra parte è altrettanto naturale porsi la domanda “Abbiamo fatto abbastanza?” Certo che no. Lo Stato deve fare di più. Noi dobbiamo fare di più. Meglio quindi affogare il nostro astio nell’operosità e rimboccarci le maniche. Tutti quanti.
E’ però imperativo, a fronte del fatto che la solidarietà italiana con immenso sacrificio sta dimostrando di esserci compensando le carenze della Pubblica Amministrazione, che l’esecutivo acquisisca la consapevolezza e la determinazione di cambiare passo.
Il momento di effettuare una scelta di rottura con il passato è giunto. Gli sprechi non sono più tollerabili. Il tempo è scaduto. Le sofferenze che le famiglie e le imprese italiane stanno sopportando in questi giorni di contenimento, non possono tradursi in un futuro di recessione.
Il segnale dall’ Europa deve essere uno stimolo. Il “bazooka” Pepp (Pandemic emergency purchase programme) e la sospensione del Patto di stabilità costituiscono un incentivo importantissimo per strutturare una ricetta definitiva per non tornare a dover rivivere una nuova crisi dei debiti sovrani che dal 2010 al 2012 colpì Grecia, Italia, Portogallo e Spagna, con pesanti ripercussioni sugli altri Paesi Ue.
“Lo Stato può mettere da subito in atto importantissime operazioni di finanza pubblica per sorreggere la nostra economia, senza tuttavia indebitarsi ulteriormente. Questo grazie allo strumento della Moneta Fiscale, una soluzione a breve termine che genera prospettive di rilancio dell’economia a medio-lungo termine” asserisce Marco Melega, imprenditore attivo nei sistemi economici complementari, attualmente impegnato nel progetto benefico barterforgood.com.
“Ognuno di noi, nonostante le carenze dello Stato, si sta impegnando come può a fronteggiare l’emergenza sanitaria” prosegue l’imprenditore bresciano, ”molte aziende stanno rispondendo positivamente anche alla nostra iniziativa barterforgood.com che è prossima a raggiungere donazioni in merce per un milione di euro in circa una settimana”.
Le idee ci sono. Gli strumenti ci sono. Le famiglie ci sono. Le imprese ci sono. Anche lo Stato c’è, ma può e deve fare di più.