Il decreto “Cura Italia” è un palliativo per reggere un bimestre. Il tempo è finito. Le agenzie di rating hanno già sentenziato, con in testa Goldman Sachs che ha dichiarato che l’Italia sarà il Paese che soffrirà di più al mondo. La recessione è ormai certa, e non solo per l’Italia. Ogni giorno che passa acquisiamo la consapevolezza che migliaia di imprese non riapriranno più. A rischio vi è un indotto di milioni di famiglie. E’ il momento di scelte coraggiose, è il momento di contromisure fuori dagli schemi. La soluzione si chiama MONETA FISCALE”. Questa la convinzione di Marco Melega, pioniere italiano di sistemi economici complementari, impegnato in questi giorni nell’iniziativa solidale barterforgood.com.

La situazione è chiara. Il Presidente Giuseppe Conte, con la cifra stanziata dal decreto “Cura Italia”, ha inteso temporeggiare per individuare soluzioni definitive e di sostegno, al fine di evitare il tracollo dell’economia italiana che determinerebbe il pericolo di fronteggiare paurose conseguenze occupazionali ed annessi squilibri sociali. 
D’altra parte “arginare” l’esondazione del Covid-19 nelle case e nelle imprese del nostro Paese non è il solo problema. Vi sarà quello altrettanto cruciale del rilancio del nostro sistema, una volta superato il picco pandemico.
 
Una soluzione efficace c’è: si chiama Moneta Fiscale”, asserisce Melega, detentore di una significativa quota nel più grande circuito nazionale di moneta complementare. Una realtà, la BexB spa, che nel 2018 ha totalizzato transazioni per ben 170 MILIONI DI EURO. Tutte con l’ausilio di valuta complementare (rif. Economymag, Luglio 2019). Ma entriamo nel dettaglio. 

D: Qual'è la sua idea di MONETA FISCALE?
R: "La mia idea", risponde l'imprenditore bresciano, "è quella di rendere fruibile il CREDITO DI IMPOSTA alla stregua di una valuta complementare che unifichi le varie poste di credito tributario e ne estenda l’utilizzo nelle compravendite del sistema economico italiano."  La Moneta Fiscale non costituirebbe debito per lo Stato, in quanto avrebbe la caratteristica di non essere convertibile in euro, bensì accettata solo a riduzione di impegni finanziari nei confronti dello stesso" (il Sistema Eurostat SEC 2010, reso esecutivo con il Regolamento n. 549 / 2013 ha configurato il credito tributario “non pagabile” in quanto non soggetto ad essere rimborsato in cash). 

D: Come funzionerebbe l’emissione e l’utilizzo MONETA FISCALE? 
R: "Ciascun contribuente dispone di un codice fiscale o di una partita IVA. Questi codici non sono altro che il numero di conto corrente privato/azienda che ciascun contribuente già possiede presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF)."

La nuova Moneta Fiscale verrebbe emessa dal MEF ed accreditata sul Conto Corrente Fiscale del contribuente, a costo zero per lo stato. Se tali conti venissero implementati della funzionalità di movimentazione alla stregua degli home-banking, ci sarebbe la possibilità di utilizzarli non solo per il pagamento delle tasse, ma anche per ricevere accrediti ed effettuare pagamenti verso terzi. A differenza della nota iniziativa “Minibot” dello scorso anno, che andava in contrasto con le disposizioni Europee in tema di emissione di moneta, la Moneta Fiscale sarebbe a tutti gli effetti una posta di credito complementare smaterializzato, che favorirebbe la nascita di un circuito pubblico complementare dei pagamenti, indipendente dalla Banca d’Italia, dalla BCE e dalle banche private. Questo circuito consentirebbe di svolgere operazioni di finanza pubblica in modo assolutamente indipendente dalle pressioni dell’Unione Europea, della BCE, dei mercati finanziari, senza tuttavia contrastarne le disposizioni.

Questa è una soluzione concreta. Liquidità immediata per fronteggiare la situazione di straordinaria emergenza che stiamo vivendo, sostenere l’economia reale del nostro Paese, evitare il peggioramento dell’indebitamento pubblico.

L’emissione di questo strumento di pagamento, infatti, ancorché se ne possano al limite valutare gli effetti nei termini di programmazione di “minori entrate”, non può in alcun modo essere registrata come “spesa” o come “debito” nella contabilità pubblica. All’atto dell’emissione di Moneta Fiscale non si creerebbe alcun peggioramento degli equilibri di bilancio imposti dai Trattati e dalla Normativa Europea
La Moneta Fiscale, titolo garantito dallo Stato (ancorché non debito come già illustrato) svilupperà un ampio mercato (a cui parteciperanno fondi, gestori patrimoniali, investitori di vario genere), un vero e proprio circuito di credito commerciale da utilizzare in modo complementare all’euro, costituendo una risorsa in più per le imprese e le famiglie

Non si tratta di un progetto astratto. Un circuito simile esiste già e funziona” prosegue con orgoglio MelegaE’ il nostro circuito BEXB ove migliaia di aziende quotidianamente beneficiano dell’utilizzo della moneta complementare, nonostante la diffidenza del mercato”. L’accettazione della Moneta Fiscale come strumento di pagamento alternativo e complementare all’ Euro sarebbe più immediata ed intensa, grazie alla marcatura Statale.

Un progetto di MONETA FISCALE, chiamata Certificati di Credito Fiscale era già stato predisposto nel 2019 da Massimo Costa (Professore Ordinario di Ragioneria generale Università di Palermo), Stefano Sylos Labini (Ricercatore, ENEA), Biagio Bossone e Marco Cattaneo. 
Progetto accolto dall’Onorevole Pino Cabras della Commissione Affari Esteri e Comunitari che, insieme all’Onorevole Raffaele Trano della Commissione Finanze, ne ha depositato lo scorso dicembre alla Camera la proposta di legge. Il Senatore Elio Lannutti della Commissione Finanze e Tesoro ne ha depositato il disegno di legge al Senato. A che punto siamo? Potremmo partire da quel progetto, ottimizzarlo e renderlo immediatamente applicabile e fruibile secondo le attuali esigenze emergenziali.

Le idee ci sono. Sta all’esecutivo avere il coraggio di applicarle, per evitare di far capitolare la nostra già malandata economia, sotto i colpi dello spietato Covid-19.