«Pur condividendo che la risposta a un fenomeno così globale come quello migratorio chiama in causa tutti i Paesi europei, il dramma che si consuma davanti alle nostre coste non può lasciarci in silenzio. La nostra voce si unisce a quella della Chiesa di Siracusa, come pure di altre Istituzioni, Associazioni e Comunità che si riconoscono impossibilitati a distogliere ulteriormente lo sguardo da queste vittime.»

Quella sopra riportata era la dichiarazione del segretario generale della Cei, mons. Stefano Russo che ha illustrato la disponibilità dei vescovi italiani a farsi carico – attraverso la Caritas del nostro Paese – almeno dei minori che si trovano a bordo della nave Sea Watch.


Una dichiarazione, quella della Cei, che viene parzialmente in soccorso del Governo italiano, ancora una volta in palese difficoltà, a causa delle scelte propagandistiche di Lega e 5 Stelle.

Il problema lo indica chiaramente Andrea Iacomini, portavoce dell'Unicef Italia, in questa dichiarazione: «Siamo consapevoli che l'intransigenza sulla questione degli sbarchi nei porti italiani sia dettata da un'esigenza di coerenza rispetto a un programma politico, e non da altro.

Nessuno ragionevolmente può pensare che il governo italiano o suoi singoli esponenti non abbiano a cuore la vita e la salute di altri esseri umani. Si tratta di una questione di principio, come del resto affermato espressamente dagli stessi ministri coinvolti.

Ma anche le richieste di non protrarre la sofferenza delle persone soccorse e di concedere loro un porto sicuro in tempi rapidi derivano dall'esigenza di essere coerenti a qualcosa: al diritto internazionale, alle convenzioni sui diritti umani, alla stessa Costituzione Italiana.

Se è una questione di principio mantenere chiusi i porti, lo è però anche chiedere che queste persone – i bambini e le donne innanzitutto – siano accolte tempestivamente e con dignità. Si tratta di decidere quale dei due principi sia superiore all'altro e debba prevalere.»


Qualcosa di sbagliato nelle parole precedenti? No. Eppure il Governo del cambiamento (non certo in meglio rispetto al passato), continua a ripetere ostinatamente, come un mantra, lo slogan porti chiusi, porti chiusi... nonostante l'allarme espresso in una nota congiunta anche da Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), Alto Commissariato della Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) e Unicef: "Grave preoccupazione per la situazione dei 47 migranti e rifugiati soccorsi lo scorso sabato dalla nave Sea-Watch 3, ai quali non è stato ancora garantito un porto di approdo sicuro.

La situazione a bordo è critica in quanto, non essendoci abbastanza posto all'interno dell'imbarcazione, alcune delle persone sono obbligate a restare all'esterno, sul ponte. Questa situazione non può essere protratta a lungo, soprattutto in un periodo difficile come quello invernale, con basse temperature e mare mosso.

A preoccupare è la situazione dei minori non accompagnati, in tutto 13, che si trovano sulla nave e per i quali è d'obbligo attivare quanto prima misure di protezione e tutela adeguate, in linea con le convenzioni internazionali. È urgente che ai migranti e rifugiati sulla Sea-Watch sia garantito immediatamente lo sbarco nel porto più vicino.

Nel frattempo è giudicato necessario che, fino a quando la Libia non sarà considerata un porto sicuro, tutti gli Stati europei dimostrino finalmente senso di responsabilità e di solidarietà per i migranti e rifugiati che rischiano di morire in mare e che quindi l'attuale approccio nave per nave venga superato e sia sostituito da un meccanismo di sbarco sicuro e ordinato nel Mediterraneo Centrale."