Secondo il ministro della Difesa, Guido Crosetto, "compito primario delle Forze Armate è la difesa della pace, in Patria e all'estero. Ma dove altri non scelgono la pace, il nostro impegno è per gli innocenti. Non si può rimanere indifferenti, l'azione umanitaria è un dovere morale".
Da capire come tale affermazione, sicuramente inappuntabile, possa però essere applicata in relazione al genocidio messo in atto da Israele contro i civili innocenti imprigionati all'interno della Striscia di Gaza.
Infatti, invece di impedire al genocida Stato ebraico di continuare ad uccidere indiscriminatamente i palestinesi, soprattutto donne e bambini, il ministro della Difesa italiano, si è invece adoperato per impedire agli Houthi di continuare ad ostacolare il traffico nei pressi dello stretto di Bab el-Mandeb delle navi che fanno arrivare merci nei porti israeliani.
Con la missione Aspides, l'Italia e altri Paesi europei invieranno navi e aerei sul Mar Rosso per garantirvi la libera navigazione e la sicurezza del traffico commerciale. In sostanza, l'Italia cui è stato affidato il comando delle operazioni, dovrà coordinare gli interventi militari per impedire qualunque tipo di attacco degli Houthi contro le navi in transito verso il Canale di Suez e il porto israeliano di Eilat. Quasi certamente i mezzi impegnati nella missione, descritta come difensiva, finiranno per colpire gli Houthi in Yemen, a seguito di un'escalation in cui sarà impossibile distinguere tra coloro che attaccano e coloro che si difendono...
Ma non era più semplice, meno costoso, più sicuro e molto più etico far riprendere il traffico nel Mar Rosso fermando l'attacco di Israele e facendone ritirare l'esercito da Gaza? Anche in quel caso sarebbe stato necessario l'invio di militari, ma come forza di interposizione per gestire aiuti umanitari e controllare il rispetto del cessate il fuoco da entrambe le parti in conflitto. Ma in quel caso, la mossa sarebbe stata troppo intelligente e non avrebbe certo trovato il consenso dei sionisti (nazionalisti ebrei) che hanno pianificato di radere al suolo Gaza come parte del progetto per mettere in atto il loro criminale piano etichettato come Eretz Israel.
Finora, la resistenza degli Houthi è riuscita a mettere sotto scacco il porto di Eilat, il cui management ne paventa il fermo completo delle operazioni già entro questo mese. Una crisi che non si limita al solo porto di Eilat, poiché ci sono altri due porti internazionali, dove arrivava non meno del 30% delle merci importate da Israele: quelli di Haifa e Ashdod raggiungibili dalle navi che attraversano il Canale di Suez.
Da sottolineare, pertanto, che l'occidente delle libertà e dei diritti non giustifica l'assedio degli Houthi ad Israele che colpisce le navi in transito nel Mar Rosso, mentre ritiene accettabile che Israele abbia ucciso finora oltre 27mila palestinesi, ferendone quasi 70mila, e continui a farlo mentre sta anche cercando di farli morire di fame, sete e malattie, impedendo che gli aiuti umanitari giungano nella Striscia.
Non solo. Il criminale ministro della Difesa Gallant, dopo aver annunciato che avrebbe attaccato via terra anche l'area di Rafah dove finora ha spinto oltre la metà della popolazione di Gaza, ha ordinato di intensificare i bombardamenti in quell'area... provocando nuovi decessi, "antipasto" di una nuova ecatombe. E gli ordini della Corte Internazionale di Giustizia?
Nel frattempo, secondo il canale Al-Arabiya, i mediatori al Cairo starebbero lavorando su una proposta di cessate il fuoco per un periodo di 5-6 settimane con il rilascio di 36 prigionieri detenuti da Hamas, al ritmo di uno al giorno. Al Arabiya ha poi aggiunto che Hamas ha chiesto il rilascio di 3.000 prigionieri palestinesi detenuti da Israele, rivedendo anche le modalità di attuazione della tregua.
Il governo israeliano e Netanyahu sono sotto forte pressione da parte delle famiglie dei prigionieri affinché accetti un nuovo accordo di scambio, che consenta la liberazione di un centinaio di persone: 132 prigionieri, 28 dei quali si ritiene siano morti.
In queste ore è in corso una partecipatissima manifestazione davanti alla casa di Netanyahu, con le persone che chiedono la rimozione del premier ed elezioni anticipate.
E a proposito di manifestazioni, anche questo sabato, migliaia di persone hanno sfilato in molte città in tutto il mondo - anche in Italia - a sostegno dei diritti del popolo palestinese e di un immediato cessate il fuoco nella Striscia.