Esteri

Le organizzazioni umanitarie chiedono che venga fatta chiarezza sul naufragio al largo di Pylos

Siamo enormemente dispiaciuti dai tragici eventi che si stanno svolgendo al largo delle coste della Grecia. L'operazione SAR coordinata dalle autorità greche è in corso.L'aereo di sorveglianza di Frontex ha rilevato l'imbarcazione martedì 13 giugno alle 09:47 UTC e ha immediatamente informato le autorità greche e italiane competenti.Tutte le domande devono essere indirizzate al Centro di coordinamento dei soccorsi in Grecia.Inoltre, in relazione a un altro avvistamento di una barca in pericolo a sud di Creta, è stata avviata un'operazione SAR e 80 migranti sono stati soccorsi e trasferiti in sicurezza a Kalous Limenes.

Questo è quanto ha dichiarato Frontex sul naufragio al largo delle coste greche di cui sono rimaste vittime centinaia di migranti. Come riassumere tale dichiarazione? Molto semplicemente, così: il nostro compito è quello di avvistare e segnalare ciò chei nostri aerei vedono in mare, per il resto chiedete a chi di dovere, in questo caso alla Grecia.

E allora vediamo che cosa dice la Guardia costiera greca. Ognuno può verificarlo personalmente a questa pagina, dove vengono riassunte le attività giornaliere svolte dalle unità di soccorso. Nel primo comunicato diffuso, la Guardia costiera assegna la responsabilità di quanto accaduto alla barca dei migranti che avrebbe rifiutato, più volte e in momenti diversi, qualsiasi intervento di soccorso.

Successivamente, la versione è stata modificata. Questo l'ultimo resoconto fornito:

Circa tre ore prima dell'affondamento della nave A/C, la motovedetta costiera L.S.-EL.AKT. si è avvicinata e ha calato una piccola corda sull'A/C per accertarsi delle condizioni della nave e dei suoi occupanti. Questa procedura è durata alcuni minuti e poi, dopo che la piccola imbarcazione è stata slegata dagli stessi migranti, si è allontanata e ha osservato l'A/C da una distanza ravvicinata. 

L'ultimo rapporto parla di 78 sopravvissuti e 104 cadaveri recuperati. 

Nell'edificio "Keranis" del Ministero dell'Immigrazione e dell'Asilo (Leoforos Thivon 196-198, Agios Ioannis Renti-Nikaias Attica, PO Box 18233) è stato istituita la sede operativa del Disaster Victim Identification Team per fornire assistenza nello per identificare le vittime del naufragio al largo di Pylos. Il call center - che sarà operativo a partire da sabato 17 giugno dalle 09:00 alle 19:00 (UTC+3) e risponderà in inglese, arabo, pashtu e urdu - saraà raggiungibile telefonicamente al numero  213 138 6000 e all'indirizzo email dvi@astynomia.gr

Così Amnesty International ha commentato il naufragio:

“Siamo di fronte a una tragedia di dimensioni inimmaginabili, che oltretutto era totalmente evitabile. Sollecitiamo un’indagine urgente, approfondita, indipendente e imparziale su cosa abbia causato questa catastrofe e chiediamo assistenza e sostegno per le persone sopravvissute. Ci sono molte domande che necessitano una risposta: perché un’operazione di ricerca e soccorso non è stata lanciata assai prima? Cosa ha provocato il capovolgimento dell’imbarcazione? Coloro che hanno perso la vita, le persone sopravvissute e le famiglie coinvolte hanno bisogno di trasparenza, verità e giustizia”, ha dichiarato Adriana Tidona, ricercatrice di Amnesty International sulle migrazioni. “Il mondo attende che le persone sopravvissute a questa tragedia possano raccontare cosa è accaduto. Nel frattempo, siamo profondamente preoccupati per la mancanza di chiarezza nella versione fornita dalle autorità greche”, ha aggiunto Tidona. “La guardia costiera greca ha dichiarato che persone non meglio specificate a bordo dell’imbarcazione ‘hanno rifiutato’ l’assistenza della Grecia intendendo proseguire verso l’Italia. A bordo c’erano centinaia di persone ed è impossibile che a ciascuna di loro sia stato chiesto cosa volesse fare. Il governo di Atene aveva specifiche responsabilità nei confronti di ogni persona che si trovava sull’imbarcazione, che era chiaramente in difficoltà”, ha proseguito Tidona. “Occorre indagare urgentemente sulle circostanze del naufragio. Ma questa tragedia è solo l’ultima di una lunga serie di naufragi, in Grecia e altrove in Europa, del tutto evitabili. Oggi ci sono famiglie che piangono i loro cari e un numero ancora maggiore è alla ricerca di persone che non si riesce più a contattare. I politici europei avrebbero potuto prevenire tutto questo sin dall’inizio, istituendo percorsi legali e sicuri verso l’Europa. Ecco l’unico modo per evitare queste tragedie così frequenti”, ha concluso Tidona. Amnesty International ha sollecitato le autorità greche a rendere note maggiori informazioni sulle circostanze che hanno portato alla loro decisione di non soccorrere prima l’imbarcazione.  L’organizzazione per i diritti umani ha chiesto inoltre a Frontex di fornire informazioni e immagini aeree del monitoraggio di cosa stava accadendo. Queste informazioni saranno fondamentali per ricostruire cosa è accaduto, dato che la sorveglianza aerea di Frontex aveva individuato l’imbarcazione martedì mattina. Infine, Amnesty International chiede che le persone sopravvissute a questo traumatico evento e le famiglie colpite ricevano immediatamente sostegno psicologico, cure e mezzi per comunicare coi loro cari e per denunciare la scomparsa di persone. Tutte le persone sopravvissute dovranno essere accolte in un ambiente sicuro.  

Questa, invece, la dichiarazione odierna, congiunta, di UNHCR e OIM:

L’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati e l’OIM, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, chiedono un’azione urgente e decisa a seguito dell’ultima tragedia nel Mediterraneo, la più grave da diversi anni.Sebbene il numero di persone a bordo del barcone che si è capovolto il 14 giugno al largo della costa della Grecia non sia ancora chiaro, secondo varie testimonianze si tratterebbe di un numero compreso tra le 400 e le 750 persone. Finora sono state salvate 104 persone e sono stati recuperati 78 corpi, ma sono ancora centinaia i dispersi, di cui si teme la morte.La barca si sarebbe trovata in difficoltà dalla mattina del 13 giugno. Una vasta operazione di ricerca e soccorso è stata avviata dalla Guardia Costiera greca la mattina del 14 giugno, dopo il rovesciamento della barca.Il dovere di soccorrere le persone in pericolo in mare senza ritardi è una regola fondamentale del diritto marittimo internazionale. Sia i capitani delle navi sia gli Stati hanno l’obbligo di prestare assistenza a coloro che si trovano in pericolo in mare, indipendentemente dalla loro nazionalità, status o dalle circostanze in cui si trovano, anche su imbarcazioni non idonee alla navigazione e indipendentemente dalle intenzioni di coloro che sono a bordo.Qualsiasi azione intrapresa in relazione alla ricerca e al soccorso dovrebbe essere condotta nel rispetto dell’obbligo di prevenire la perdita di vite in mare. UNHCR e OIM accolgono con favore l’avvio di indagini in Grecia sulle circostanze che hanno portato al rovesciamento dell’imbarcazione e alla perdita di così tante vite.UNHCR e OIM sono impegnate a Kalamata, nel sud della Grecia, in stretto coordinamento con le autorità, per fornire supporto e assistenza ai sopravvissuti, fra cui beni non alimentari, kit igienici, servizi di interpretariato e consulenza per i sopravvissuti traumatizzati da questa terribile esperienza.UNHCR e OIM ribadiscono che la ricerca e il soccorso in mare sono un imperativo legale ed umanitario.“L’UE deve mettere la sicurezza e la solidarietà al centro della propria azione nel Mediterraneo. Alla luce dei crescenti movimenti di rifugiati e migranti nel Mediterraneo, sono necessari sforzi collettivi, tra cui un maggiore coordinamento, solidarietà e condivisione delle responsabilità, per salvare vite umane, così come previsto dal Patto sull’Immigrazione e l’Asilo dell’UE. Ciò include l’istituzione di un meccanismo regionale concordato di sbarco e ridistribuzione per le persone che arrivano via mare, cosa che continuiamo a sostenere”, ha dichiarato Gillian Triggs, Assistente Alto Commissario dell’UNHCR per la protezione.“È evidente che l’approccio attuale al Mediterraneo non è praticabile. Anno dopo anno, quella del Mediterraneo continua ad essere la rotta migratoria più pericolosa al mondo, con il tasso di mortalità più elevato. Gli Stati devono unirsi e colmare le lacune di un’attività di ricerca e nel soccorso che deve essere proattiva nell’assicurare operazioni di sbarco rapide e garantire canali migratori regolari e sicuri. Questi sforzi collettivi dovrebbero avere al centro di ogni risposta i diritti umani dei migranti e il salvataggio delle vite “, ha dichiarato Federico Soda, Direttore del Dipartimento per le Emergenze dell’OIM.

Nessuna dichiarazione, al momento, della commissaria agli Affari interni dell'UE, Ylva Johansson, che ha in carico le problematiche relative alle migrazioni che, comunque, ha dichiarato di essere in costante contatto con le autorità greche.

Autore Fabrizio Marchesan
Categoria Esteri
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