Nella riunione del Consiglio di Sicurezza del 31 gennaio convocata dall'Algeria e dedicata al Medio Oriente (alla questione palestinese), il sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari e coordinatore degli aiuti di emergenza, Martin Griffiths, ha riassunto ancora una volta la drammaticità della situazione  nella Striscia di Gaza, facendo presente che ogni giorno che passa non fa altro che aggravare la miseria e la sofferenza delle persone imprigionate in quel territorio.

Solo 14 dei 36 ospedali di Gaza sono funzionanti, ma solo parzialmente e devono far fronte ad una grave carenza di forniture sanitarie e personale medico. Inoltre, aspri combattimenti sono tuttora in corso nei pressi degli ospedali Nasser e al-Amal a Khan Younis, che non sono risparmiati dai colpi di artiglieria.
Gli intensi combattimenti a Khan Younis continuano a spingere migliaia di persone verso Rafah, che già ospita oltre la metà dei 2,2 milioni di abitanti di Gaza. Pertanto la compressione della popolazione nei pressi del confine con l'Egitto è un'ulteriore causa di preoccupazione che si aggiunge a quelle già in essere.
In tutta Gaza più del 60% delle unità abitative sono state distrutte o danneggiate e si stima che il 75% di tutta la popolazione della Striscia sia sfollata.

Le condizioni di vita degli sfollati sono tali da aver fatto dichiarare a Michael Ryan, direttore delle emergenze dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, che Gaza sta soffrendo a causa delle limitazioni imposta agli aiuti umanitari, accusando Israele di starne costantemente ostacolando gli sforzi per la loro consegna.

"Questa è una popolazione che sta morendo di fame", ha detto Ryan in una conferenza stampa tenuta quest'oggi. "Questa è una popolazione che viene spinta sull'orlo del baratro e non è parte del conflitto".

La riunione era stata chiesta per valutare se Israele stesse mettendo in atto quanto la Corte Internazionale di Giustizia ha imposto allo Stato ebraico. Ma per comprendere l'inutilità di tale riunione al pari della speranza che il genocidio in corso possa esser fermato, è sufficiente la dichiarazione dell'ambasciatrice statunitense presso le Nazioni Unite, Linda Thomas-Greenfield, secondo cui la sentenza del tribunale dell'Aia riafferma la posizione degli Stati Uniti su Gaza e che le condizioni per un cessate il fuoco "non esistono".

"Alcuni hanno sostenuto che le misure provvisorie ordinate dalla CIG sono motivo per un cambiamento di rotta. Al contrario, sotto molti punti di vista, le misure della Corte hanno riaffermato il quadro che abbiamo messo in atto" [e sono] "coerenti con la visione degli Stati Uniti secondo cui Israele sta agendo in conformità con il diritto umanitario internazionale".

In pratica, un chiaro esempio di ribaltamento della realtà per ribadire ipocritamente una posizione politica che è oggettivamente insostenibile, come dimostrano ampiamente i numerosi "ex" sostenitori di Joe Biden che, nel caso possa essere realmente il candidato dem alle prossime presidenziali, potrà sperare solo di raccoglier voti tra i repubblicani che non si sentono rappresentati da Trump... dato che una discreta fetta dell'elettorato democratico non ama farsi prendere così platealmente per... i fondelli, come confermano i sondaggi.

Nella stessa riunione, l'inviato palestinese alle Nazioni Unite, Riyad Mansour ha invece sostenuto che le misure provvisorie della Corte Internazionale potranno essere attuate, solo se a Gaza sarà dichiarato il cessate il fuoco.

"L'onere di attuare le sei misure provvisorie spetta a Israele, ma il Consiglio non si assume la responsabilità di adottare una risoluzione per chiedere un cessate il fuoco, per consentire l'attuazione del lavoro e delle misure provvisorie ordinate dalla Corte. ... Quando agirete [rivolto ai membri del Consiglio di sicurezza, ndr] di conseguenza nel voler far rispettare l'obbligo di onorare la sentenza della Corte? Ciò richiede un cessate il fuoco in modo che Israele possa attuarlo, indipendentemente dal fatto che voglia farlo o meno. ... Fin dal primo giorno abbiamo detto che ciò può essere realizzato solo con un cessate il fuoco e continuiamo a ripeterlo".

Se gli Stati Uniti sovvertono la realtà di quanto accade a Gaza nel tentativo di nascondere la loro complicità nel genocidio in atto da parte di Israele, ancor di più lo fa Israele, per cui è inutile riportare le aberrazioni espresse dal rappresentante dello Stato ebraico, che si ritiene addirittura vittima della Corte Internazionale di Giustizia.

Di certo, però, se Israele non fermerà il genocidio nel rispetto del diritto umanitario, non è detto che poi in futuro non lo faccia per preservare il proprio interesse... economico.

Biden non è lucido... ma anche se non lo fosse tanto da capire che continuando a sostenere Israele all'infinito lascerebbe l'America nelle mani di Trump, sicuramente lo sanno e bene i maggiorenti del partito democratico... e tempo poche settimane glielo faranno capire. Quali saranno le conseguenze per Israele? Difficile dirlo, ma una parte del sostegno Usa verrebbe meno.

Netanyahu e gli altri estremisti che mirano allo sterminio dei palestinesi non sembrano rendersi conto di aver sovrastimato le capacità operative del loro esercito o, se si vuole, di aver sottostimato quelle della resistenza palestinese. Nonostante l'IDF abbia raso al suolo il nord di Gaza, i soldati israeliani, anche lì, continuano a morire, così come a Khan Younis. E nel caso lo Tsahal dovess stabilire che il combattimento porta a porta si debba spostare a Rafah, i suoi militari come faranno a non sparare sui civili? E a quel punto li faranno spostare a Khan Younis o a Gaza City, tra le macerie e i cadaveri in composizione? 

L'economia israeliana, in questi mesi, ha detto addio al turismo rinunciando all'enorme fetta di fatturato generato dalle festività natalizie. Nel caso di un cessate il fuoco definitivo, l'immagine di uno Stato genocida peserà per anni su Israele... quanti turisti andranno ancora a far le vacanze lì? Le attività commerciali adesso vivono una ripetizione del periodo della pandemia... e le altre attività hanno problemi di personale e manodopera, perché i riservisti sono stati chiamati alle armi ad ammazzare i palestinesi.

Quanto pensa mil governo di Tel Aviv di poter continuare a far la guerra? Finora la retorica sionista, insieme alla necessità di portare a casa i prigionieri detenuti a Gaza è riuscita a mascherare la crisi economica in atto in Israele... ma per quanto ancora? Quando le attività economiche cominceranno a chiudere in serie, allora il governo israeliano - chiunque ci sarà a guidarlo - dirà che è arrivato il momento del cessate il fuoco. I soldi faranno ciò che il senso di umanità - evidentemente assente nello Stato ebraico - non è riuscito a fare.