L'incrociatore missilistico Moskva, 186 metri per 12.500 tonnellate, è una vecchia nave dell'era sovietica, ma dal 2000 è la nave ammiraglia della flotta russa del Mar Nero.

Ieri, mentre si trovava al largo di Odessa è stato gravemente danneggiata tanto da dover evacuare i 510 membri del suo equipaggio. Per i russi, sul Moskva c'è stato un incendio - le cui cause non sono però state rese note - che ha poi fatto esplodere le munizioni ospitate a bordo. Gli ucraini, invece, rivendicano la responsabilità di aver messo fuori combattimento la nave ammiraglia di Mosca con due missili Neptune.

Qualunque sia la versione ufficiale, la Russia ha perso comunque uno dei suoi mezzi più importanti per sferrare un eventuale attacco a Odessa, almeno via mare.

E se gli ucraini sono responsabili del quasi affondamento dell'incrociatore russo, come è molto probabile, il fatto finisce per essere ulteriore conferma del coinvolgimento della Nato e degli Stati Uniti in questa guerra. Infatti, per colpire con precisione un incrociatore  con piena capacità di manovra, oltre a difese antimissile, sono stati usati droni e satelliti che vanno al di là delle capacità militari di Kiev.

Inoltre, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ieri ha confermato un ulteriore invio di armi all'Ucraina per un valore di 800 milioni di dollari.

La Russia ha poi reso noto che l'incrociatore Moskva è in grado di galleggiare e in questo momento viene riportato in porto, senza specificare quale. Inoltre, sempre secondo il ministero della Difesa, il sistema di lancio missili non sarebbe stato danneggiato.


Secondo l'ultimo bollettino dello stato maggiore ucraino, la Russia ha perso 19.900 soldati dall'inizio dell'invasione. Questo, invece, l'elenco dei mezzi militari distrutti dalle forze ucraine: 753 carri armati, 1.968 veicoli corazzati da combattimento, 366 pezzi di artiglieria, 122 sistemi lanciarazzi, 64 sistemi di difesa aerea, 160 aerei, 144 elicotteri, 1.437 veicoli, 76 depositi di carburante e 7 navi.

A Mariupol continua la resistenza del reggimento Azov e dell'esercito ucraino, ormai circondati tra il porto e il centro della città, mentre gli altri fronti di combattimento attualmente più attivi sono quelli nelle regioni di Donetsk, Luhansk e Kherson