Gli Stati Uniti continuano a supportare e promuovere il genocidio a Gaza dove lo Stato ebraico ha assassinato oltre 17.700 civili, di cui 7.000 minori
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha tenuto una riunione di emergenza venerdì mattina, ora di New York, per discutere della catastrofica situazione a Gaza, facendo seguito alla lettera urgente inviata mercoledì dal Segretario generale Antonio Guterres con cui, invocando l'articolo 99 dalla Carta dell'ONU, esortava tutte le nazioni con diritto di veto a porre fine alla carneficina in atto nella Striscia dicendo sì ad un cessate il fuoco umanitario. Gli Stati Uniti, però, alla risoluzione presentata nel tardo pomeriggio dagli Emirati Arabi Uniti e sostenuta da oltre 90 Stati membri, hanno posto il loro veto. I voti favorevoli sono stati 13, con il Regno Unito che si è astenuto.
Gli Stati Uniti si sono in buona fede impegnati nell'approvare il testo, ha affermato senza vergogna il vice rappresentante dell'amminisgtrazione Biden, l'ambasciatore Robert A. Wood, precisando che un sì avrebbe aumentato le possibilità per il rilascio degli ostaggi e di far arrivare maggiori aiuti a Gaza.
"Purtroppo - ha poi aggiunto Wood - quasi tutte le nostre raccomandazioni sono state ignorate" portando ad una "risoluzione sbilanciata, avulsa dalla realtà, che non avrebbe fatto avanzare l'ago della bilancia in alcun modo concreto. E quindi non abbiamo potuto sostenerla", ha affermato, precisando di non capire perché gli autori del documento abbiano rifiutato di includere la condanna del "terribile attacco terroristico di Hamas" contro Israele, del 7 ottobre.
Ma il vero motivo del suo no Wood lo aveva spiegato in precedenza, dicendo che un cessate il fuoco incondizionato sarebbe stato "pericoloso", perché avrebbe concesso ad Hamas di poter continuare ancora ad essere operativa, una ricetta disastrosa per Israele, per l'intera regione... e per i palestinesi che, a causa di ciò , non avrebbero futuro.
A questo punto, sarebbe obbligo far partire, a commento, una infinita sequela di insulti e offese per poter cercare di pareggiare in parte le offendenti castronerie dette dall'ambasciatore americano. Ma è tempo sprecato, considerando che un povero disgraziato che fa tali affermazioni si è già abbondantemente offeso da solo.
Infatti, la guerra dichiarata dai delinquenti sionisti non è certo contro Hamas, ma contro i civili palestinesi e contro la Striscia di Gaza. È un genocidio con cui il criminale Stato ebraico sta radendo al suolo tutto ciò che esiste a Gaza, dagli edifici alle persone, confidando che qualche Stato decida di accogliere i civili rimasti prima che possano essere tutti trucidati.
E dopo aver raso al suolo Gaza e dopo averne scacciato i sopravvissuti, i nazionalisti ebrei, faranno altrettanto con i palestinesi nei Territori Occupati, già vittime adesso di aggressioni e raid sempre più frequenti e pesanti portati dallo Tsahal e dai coloni, terroristi che si fanno scudo della torah pretendendo che i loro crimini siano più che giustificati, se non addirittura dovuti.
Una situazione insostenibile, oltretutto supportata da altrettanti criminali che nel cosiddetto occidente democratico pretendono di giustificare un genocidio come diritto alla difesa dello Stato ebraico.
Ma il gabinetto di guerra di Tel Aviv non aveva forse tenuto conto a sufficienza della capacità di resistenza dei miliziani palestinesi e, ufficialmente, il numero dei morti tra i militari israeliani ha superato i 100, per lo più riservisti, dall'inizio dell'invasione, ma non è detto che sia quello reale. Infatti, secondo fonti riportate da Al Jazeera, solo il numero dei feriti dell'esercito ebraico si aggirerebbe sui 5mila, di cui il 40% con disabilità permanenti.
Nulla, però, in confronto al massacro dei civili a Gaza - bombardata in ogni dove e, anche questa sera, pesantemente nell'area del campo profughi di Jabalia, a Gaza City - dove il numero dei morti è arrivato a superare i 17.700, mentre quello dei feriti sfiora i 50mila. Va ricordato che tali numeri, che includono 7.000 bambini, non comprendono i dispersi, molti dei quali sono seppelliti sotto le macerie.
Un genocidio, quello sionista, che viene perpetrato non solo con le armi, ma anche con il blocco degli aiuti umanitari che sta iniziando a produrre i frutti programmati, con l'inizio delle prime epidemie.
Tzachi Hanegbi, membro del Likud e consigliere per la sicurezza nazionale di Israele, in un'intervista tv rilasciata oggi, ha affermato che la guerra durerà mesi e forse anche di più. Poi ha aggiunto che gli Stati Uniti non hanno dato un confine temporale al conflitto, con il segretario di Stato Blinken che venerdì ha chiesto al Congresso di approvare con procedura di urgenza l'invio immediato di 13.000 proiettili per carri armati all'esercito israeliano. È lo stesso Blinken che chiede a Israele di proteggere i civili di Gaza!