Wisconsin, Pennsylvania, Michigan, Carolina del Nord, Florida e Arizona furono gli Stati chiave che nel 2016 permisero a Trump di prevalere sulla sfidante Clinton. In alcuni di quegli Stati il risultato fu in bilico fino all'ultimo voto scrutinato, in altri Trump si aggiudicò la vittoria con una percentuale di scarto minima. 

In questo momento, secondo un sondaggio Reuters/Ipsos, nella maggior parte degli stessi Stati Biden è in vantaggio, mentre in Arizona e Florida i due contendenti sono praticamente alla pari. 

Per tale motivo in Arizona, ogni giorno, c'è un Trump qualsiasi (della numerosa famiglia del presidente) in visita, mentre per la Florida la strategia del presidente è quella di accattivarsi il voto delle famiglie degli esuli cubani... prendendosela con Cuba!

Così, dopo aver prorogato di un altro anno il Trading with the Enemy Act nei confronti di Cuba, con il quale dagli anni '60 gli Stati Uniti limitano il commercio e impongono sanzioni economiche all'isola caraibica considerata nazione "ostile", Trump mercoledì ha imposto nuove limitazioni alle importazioni di rum e sigari cubani e ha vietato agli americani in vacanza a Cuba di soggiornare in residence e hotel di proprietà del governo cubano.

Trump lo ha annunciato durante una cerimonia organizzata in onore dei veterani della Baia dei Porci,  il fallito tentativo di rovesciare il governo di Fidel Castro a Cuba messo in atto dalla Cia con l'appoggio di un gruppo di esuli cubani anticastristi.


"Oggi - ha detto Trump dalla Casa Bianca - come parte della nostra continua lotta contro l'oppressione comunista, annuncio che il Dipartimento del Tesoro proibirà ai viaggiatori statunitensi di soggiornare in strutture di proprietà del governo cubano. Abbiamo anche ulteriormente limitato l'importazione di alcol e tabacco cubano".

E tutto questo, che all'atto pratico è paragonabile al nulla, nel tentativo di acquisire tutti i voti possibili dei cubani-americani del sud della Florida ed assicurarsi l'esito favorevole del voto in quello Stato alle presidenziali di novembre. 

E' un Trump disperato, di fronte ad una rielezione che di giorno in giorno sembra sempre più improbabile. C'è da chiedersi fino a che punto sarà disposto a spingersi pur di vincere.