Su Vatican News e in prima pagina sull'Osservatore Romano di mercoledì 14 febbraio Andrea Tornielli ha riportato le dichiarazioni espresse ai giornalisti dal segretario di Stato vaticano,Pietro Parolin, al termine dell'annuale incontro avuto ieri con le autorità italiane per celebrare i Patti Lateranensi.

Il cardinale Parolin ha detto, chiaro e tondo, che il diritto alla difesa invocato da Israele per giustificare l'operazione a Gaza è sproporzionato e a confermarlo sono i 30 mila morti palestinesi. Il cardinale ha poi aggiunto:

«Credo che tutti siamo sdegnati per quanto sta succedendo, per questa carneficina, ma dobbiamo avere il coraggio di andare avanti e di non perdere la speranza».

Per la Santa Sede - scrive Tornielli - la scelta di campo è sempre quella per le vittime. E dunque per gli israeliani massacrati in casa nei kibbutz mentre si accingevano a celebrare il giorno della Simchat Torah, per gli ostaggi strappati alle loro famiglie, come per i civili innocenti – un terzo dei quali bambini - uccisi dai bombardamenti a Gaza.

Nessuno può definire quanto sta accadendo nella Striscia un "danno collaterale" della lotta al terrorismo. Il diritto alla difesa, il diritto di Israele di assicurare alla giustizia i responsabili del massacro di ottobre, non può giustificare questa carneficina.

La verità, per uno Stato come quello israeliano - che per sostenere l'apartheid è tutt'altro che democratico dato che campa di menzogne, ladrocini e repressioni - è un serio problema e per questo i suoi dipendenti monitorano i media come soldati di ronda, per incolpare con la stupida accusa di antisemitismo chiunque riveli la sua vera  natura e denunci i suoi crimini.

Dopo Ghali, stavolta, a farne le spese è il segretario di Stato vaticano  a cui l'ambasciatore israeliano presso la Santa Sede ha replicato in questi termini:

Tra "le circostanze e i dati rilevanti", che il Segretario di Stato avrebbe dovuto considerare, per l'ambasciata c'è il fatto che "Gaza è stata trasformata da Hamas nella più grande base terroristica mai vista. Non c'è quasi nessuna infrastruttura civile che non sia stata utilizzata da Hamas per i suoi piani criminali, inclusi ospedali, scuole, luoghi di culto e molti altri". "Gran parte del 'progetto' di Hamas, vale a dire la costruzione di questa infrastruttura terroristica senza precedenti, è stato attivamente sostenuto dalla popolazione civile locale. I civili di Gaza hanno anche partecipato attivamente all'invasione non provocata del 7 ottobre nel territorio israeliano, uccidendo, violentando e prendendo civili in ostaggio. Tutti questi atti sono definiti crimini di guerra". Le operazioni militari dell'Idf, si legge ancora nella nota, "si svolgono nel pieno rispetto del diritto internazionale"."Secondo i dati disponibili, per ogni militante di Hamas ucciso hanno perso la vita tre civili. Tutte le vittime civili sono da piangere, ma nelle guerre e nelle operazioni passate delle forze Nato o delle forze occidentali in Siria, Iraq o Afghanistan, la proporzione era di 9 o 10 civili per ogni terrorista. Quindi, la percentuale dell'Idf nel tentativo di evitare la morte dei civili è circa 3 volte superiore, nonostante il campo di battaglia a Gaza sia molto più complicato, come già detto", riporta ancora la nota. Per l'ambasciata israeliana presso la Santa Sede "qualsiasi osservatore obiettivo non può non giungere alla conclusione che la responsabilità della morte e della distruzione a Gaza sia di Hamas e solo di Hamas. Questo viene dimenticato troppo spesso e troppo facilmente. Non è sufficiente condannare il massacro genocida del 7 ottobre e poi puntare il dito contro Israele riferendosi al suo diritto all'esistenza e all'autodifesa solo come un semplice atto dovuto e non considerare il quadro generale". (fonte: Ansa)

Questi criminali israeliani, come la nota fa chiaramente intendere, pensano di essere nel giusto - cioè di rispettare il diritto internazionale - rispondendo ad un crimine con un crimine, oltretutto elevato all'ennesima potenza.

Nella loro follia criminale, per le 1.139 vittime israeliane di cui un terzo erano militari e poliziotti, a cui hanno risposto uccidendo 1.500 miliziani responsabili dell'attacco del 7 ottobre, le autorità israeliane ritengono che sia loro consentito sterminare la popolazione di Gaza e radere al suolo la Striscia, mettendo in atto quello che che è riassumibile come genocidio.

La loro logica criminale, inoltre, è anche un boomerang. Infatti, se vale la vendetta come giustificazione di un crimine, allora è necessario ricordare loro che dal 2008 fino a settembre 2023 (dati Ocha) Israele ha ucciso oltre 6500 palestinesi di cui 5400 nella sola Gaza a fronte di poco più di 300 israeliani morti nello stesso periodo. 

Pertanto, in base al loro modo di "sragionare", l'attacco del 7 ottobre da parte delle milizie della resistenza palestinese sarebbe più che giustificato.  

È questa la via per arrivare a una soluzione del conflitto? E secondo Israele è così che opererebbe il diritto internazionale che loro - falsamente - dicono di rispettare?

Adesso basta con il sionismo e l'apartheid e basta supportarlo da parte di chi finora ne è stato colpevolmente complice.