Una sera a Dakar.

 Ecco, finalmente una sera dedicata al divertimento: tutti a cena in un posto marino non meglio identificato,accompagnati dal nostro boss, la guida Alex, senegalese ormai accreditato italiano dopo anni nel nostro paese.

E’ già buio, saliamo su due pulmini e via!

Via…insomma.

Dakar è una e ottupla. C’è il centro moderno e post coloniale; poi vedi le banlieu più fighette; e poi la sterminata VERA banlieu gigante, quella da cui passiamo.

Gli autisti, sono eccezionali, ma io sono accanto a uno di loro e cerco inutilmente la cintura di sicurezza. "Eccallà", una frenata e mi sfracello e mia madre dirà, lo sapevo che finiva così, è sempre stata un po’ stordita quella figlia lì.

Ma non ho tempo per preoccuparmi; ci attende una lunga odissea, ore, su uno stradone infinito, fucilato ai fianchi da centinaia di stradine, deviazioni, piccoli borghi, da cui l’umanità spunta incessante, vanno da un mese a 80 anni, e ti vendono arachidi e banane, e i ragazzini sgusciano tra le ruote, e le donne col pupo in spalla sorridono porgendoti monili, e ancora sfilano botteghe, laboratori, mobili, auto usate, copertoni, carretti a cavallo, caproni che saltellano, l’odore di gas di scarico a momenti mi fa svenire…

Siamo quasi arrivati, rantola qualcuno speranzoso.

E’ vero, manca solo una piccola grande ora, sobbalzando su strade bucherellate, buie, da quache parte c’è il mare..oddio, dove mi sono cacciata?

Borghesuccia, calmati, tra Napoli e Sicilia, a volte è uguale…

E poi, all’arrivo, tutto dimenticato. Qualcuno pretende di farsi il tuffo in oceano, ma io mi limito a bere il tamarindo sulle note di djiembé e korà, e mangio il cebu jen, mentre il nostro inseparabile Byfall ci gira intorno e batte sulla spalla dell’amico Mauro: tu sì che sei forte, se un grande!!!
E dire che Mauro era venuto solo per curiosità… in un attimo siamo tutti per terra a piedi scalzi, a battere le mani…

Domani sarò stravolta, orbite oculari a batrace; e in Italia mi attendono i problemi… ma ora sto bene, tanto bene…